Il ventinovesimo libro della collana de Gli Indispensabili è ormai pronto. È stato scritto da Marco Gaburro, allenatore professionista, con diverse esperienze in prime squadre di serie C e D, autore da ormai un anno di una rubrica sulla nostra rivista. Si intitola “Costruire l’allenamento giusto”.
Quello che differenzia l’allenatore da tutte le altre figure legate al calcio è fondamentalmente un aspetto: la capacità di creare esercizi per migliorare giocatori e squadra. Dagli esercizi alla seduta il passo è breve. Poi viene la “settimana”, con le sue diverse scansioni a seconda dei giorni disponibili. Insomma, esercitazioni, allenamento e microciclo sono momenti cruciali per l’allenatore e di questi ci parla nel suo nuovo libro, intitolato “Costruire l’allenamento giusto. Esercitazioni, sedute e microcicli rispettando il principio della specificità”, Marco Gaburro. Nella scorsa stagione è stato tecnico del Rimini in C, club portato in terza serie nel 2021-22 con il quale ha conquistato i play-off la scorsa stagione.
Un lungo percorso quello del mister veneto, iniziato giovanissimo a 18 anni a Pescantina con i più piccoli. Seguono sette anni di vivaio, prima di passare alla Juniores Nazionale a Poggio Rusco. Qui il salto in prima squadra a stagione in corso e la vittoria del campionato, che gli permette di frequentare il corso UEFA A di Coverciano. Da allora oltre vent’anni di calcio in squadre tra Serie C e D, con diverse promozioni (Gozzano, Lecco e Rimini), oltre a un passaggio alla Primavera dell’Albinoleffe. Insomma, un tecnico che di esperienza ne ha davvero tanta, che ha calcato quei palcoscenici utili a fare quella gavetta che ti forma, che ti costruisce come uomo e allenatore.
Marco, cosa puoi dirci del libro, cosa posso trovare nel testo…
«L’analisi di tre entità, quelle che ritengo determinanti per l’allenatore: esercitazioni, sedute e microcicli, le uniche modalità per organizzare il lavoro di campo. Nel calcio il termine programmazione è poco attuale, necessita di tempi lunghi che quasi sempre non ci sono. Quindi, è indispensabile lavorare con attenzione e coscienza sul breve periodo. E queste tre entità sono ciò che differenziano l’allenatore da tutte le altre figure collegate al nostro mondo. Chiunque può guidare una squadra dalla panchina, solo una persona può costruire esercizi, ad esempio. Ogni lavoro ha una peculiarità, un obiettivo, un compito… quello dell’allenatore è questo!»
Toglici una curiosità avendo letto i tuoi articoli e il libro: scrivi davvero bene, è piacevole leggerti. Come è nata questa passione?
«Grazie innanzitutto. Quando allenavo i ragazzi ho fatto diverse cose, dall’ISEF a occuparmi di giornalismo. Ho scritto per il Corriere dello Sport, lavorato in radio e per alcune testate locali. E questa passione mi è rimasta. Ho preparato anche un paio di testi tecnici sul calcio dopo la tesi all’ISEF.»
Torniamo al volume: che caratteristica devono avere le esercitazioni?
«La più importante è quella della specificità. Occorre sviluppare e ideare soluzioni allenanti che adattino il sistema del calciatore in un certo modo per risolvere le situazioni di gioco che il calcio propone. Solo così lo si prepara nella maniera ottimale. Il modello di riferimento deve essere la partita, a questo si deve tendere: pertanto, tutta la pratica da campo deve muoversi in questa direzione. Se voglio allenarmi a fare le scale, devo fare le scale; posso simulare la medesima azione salendo su una sedia, non è la stessa cosa, ma ci si avvicina. Certamente, non posso saltare sulla sabbia. Per farla breve, significa che il punto di partenza e di arrivo di tutto è il gioco, così si incrementa la performance. La scintilla da cui devono nascere è per forza di cose calcistica. E questo metodo di lavorare, molto specifico, è l’ideale anche nelle categorie in cui il tempo a disposizione è molto poco, quando in un allenamento bisogna mettere dentro molte cose.»
Le proposte pratiche poi devono essere collocate…
«Nella seduta e nella settimana. E ci vuole un criterio per assemblarle. Non possono essere fini a se stesse. Nel momento in cui si creano devono essere pensate anche con questa logica. Faremo vari esempi nel libro di come organizzare una sessione e una settimana, l’obiettivo però è quello di spingere il tecnico a costruire le sue in base alle esigenze del singolo e del collettivo. Copiare non serve a molto perché quello che si vede sul campo durante un allenamento è solo la punta dell’iceberg, quello che c’è sotto, che sottende la nascita di un esercizio ad esempio è intimo, è proprio di un tecnico, della situazione del momento, del contesto, dei giocatori… difficilmente imitabile quindi!»
Un libro per chi si occupa di prime squadre ma…
«Che può far pensare anche chi lavora nel settore giovanile. Quando si parla e si fa calcio, non si sbaglia quasi mai. Le proposte, chiaramente con tempi e spazi adattati, possono essere valide con tutti. L’intensità esecutiva, sempre massima, deve diventare un tratto distintivo di qualsiasi cosa nel calcio. A qualsiasi livello. Ecco perché non c’è tanta diversità tra adulti e ragazzi: basta vivere le situazioni in maniera intensa.»
Un testo assolutamente da leggere, per riflettere, pensare e ideare in prima persona il proprio allenamento. Anzi, il proprio allenamento… giusto!
Autore: Luca Bignami.