L’evoluzione del ruolo di portiere, tra cambi di regolamento e nuove richieste tattiche. Una digressione storica e tecnica per capire come agire in futuro.
Il modo migliore per rendere visivamente la trasformazione del ruolo del portiere è mettere a confronto due foto: quella in bianco e nero di James Spensley, il portiere-medico inglese che nel 1898 vinse da capitano del Genoa Cricket and Football Club il primo campionato italiano della storia, e quella a colori di Gigi Buffon, che da capitano della Juventus nello scorso maggio ha festeggiato lo scudetto nella decisiva partita con la Sampdoria. Il barbuto pioniere Spensley, camicia bianca a maniche lunghe arrotolate sul braccio, pantaloni alla zuava, calzettoni e scarponi pesanti, osserva attento le mosse dei compagni stando in piedi sulla linea ipotetica di una porta senza reti, coi pali quadrati, sul campo genovese di Ponte Carrega. L’atleta Buffon, il volto tiratissimo, la divisa ipertech, le scarpette fosforescenti sponsorizzate, scrutato in ogni gesto da una telecamera aerea, gioca il pallone coi piedi al limite dell’area del campo genovese di Marassi. La città di Genova è evidentemente l’unico aspetto che unisce le due istantanee, scattate a 117 anni di distanza: per il resto sembra appunto passato più di un secolo.
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