Buon 2025. Siamo felici e non lo sappiamo

Buon 2025. Siamo felici e non lo sappiamo

Ferretto Ferretti

Con i più classici auguri per un ultimo giorno pieno di gioia e di un 2025 all’insegna della felicità (che abbiamo, ma a volte non lo sappiamo), vi riportiamo i pensieri del nostro referente dell’area settore giovanile, Alessandro Zauli.

«Io alleno in una piccola società di Ravenna, la Compagnia dell’Albero, siamo una polisportiva che comprende oltre al calcio la pallacanestro, il rugby e la pallanuoto. Nella nostra sezione calcio prendiamo tutti, ma proprio tutti. Ovviamente non vinciamo mai un campionato, ma lo scorso 16 dicembre siamo stati premiati, unica società della regione, con ben tre trofei, le tre coppe disciplina vinte nella scorsa stagione in varie categorie.

Non facciamo campionati regionali, élite, interspaziali e quant’altro.
Siamo ogni anno regolarmente “saccheggiati” da “imbonitori” che promettono ai ragazzi fulminee carriere, salvo poi lasciarli dopo qualche tempo per strada quando non servono più.
O da sedicenti società professionistiche che scelgono regolarmente il più alto ma il meno talentuoso e che ci propongono di aggiornarci da loro… quando invece probabilmente dovrebbe essere il contrario. Detto senza falsa modestia.

Qualche ragazzo a dicembre viene da noi quando le promesse estive hanno mostrato il loro vero volto: “Non puoi giocare nei regionali, sei troppo basso”, hanno detto a un 2010 che abbiamo accolto e potrei continuare. Siamo regolarmente oggetto di ironia (per non dire altro) da parte di società che ci considerano l’isola ecologica del calcio.

C’è un problema però: da noi si fa calcio, con i nostri limiti ma si fa calcio. Certo abbiamo tanti difetti ma anche tanti pregi. I nostri allenatori sono tutte persone perbene. Sono tutte persone che rispettano i ragazzi e, tra le mille difficoltà che trovano, tengono ben presente la meritocrazia.
Abbiamo un responsabile fantastico che difende i propri tecnici e li riprende in privato quando serve.
Una proprietà assente fisicamente ma molto presente e mai invadente.

Cerchiamo di considerare i ragazzi come persone e non come oggetti, li portiamo in biblioteca, a servire alla mensa dei bisognosi, ad allenarsi coi disabili, ad allenare i più piccoli, tutte cose che speriamo siano nutrimento per l’anima… perché per fare sport in maniera corretta ci vuole prima di tutto quella.

Chi vuole andare via è libero di farlo, a nessuno è mai stato chiesto nulla: per questo il nostro responsabile in tanti anni mai ha telefonato a qualcuno per farlo venire da noi. I nostri tecnici cerchiamo di formarli con periodiche riunioni e li troviamo spesso e volentieri tra nostri giocatori o ex giocatori, magari anche tra gli “scarsi”, perché rimanere nel calcio a qualsiasi titolo per noi è comunque una vittoria.
Spesso siamo amareggiati quando qualche genitore ci critica pesantemente, qualche volta ci insulta e non capisce la nostra quotidiana fatica, ma poi ci asciughiamo le lacrime e ripartiamo.
La vera grandezza è capire le cose mentre ci sei dentro, dopo lo sanno fare tutti.»

Credo moltissimo nel giusto lavoro coi bambini e i giovani calciatori, che nasconde la vera dimensione del calcio che amiamo seguire, allenare e migliorare.
Insomma, siamo felici e… ce ne rendiamo conto!