Quel giorno Enzo Bearzot aprì la porta dello spogliatoio e disse: “Contro l’Argentina va in campo chi non ha giocato fino a oggi”. I titolari, che avevano battuto Francia e Ungheria presero la parola: “No, giochiamo noi! Vogliamo vincere e rimanere a Buenos Aires, alla periferia del Mondiale ci vanno loro”.
Nella terza partita del girone, Mondiale del ’78, a dire il vero sarebbe bastato anche il pareggio per non emigrare, ma i titolari vollero giocare, perché come disse qualcuno: “Lo abbiamo meritato”.
Bearzot cedette, Bettega segnò un gol splendidamente inventato da Paolo Rossi (i più giovani possono guardare su youtube ad ammirare la giocata) e noi ci classificammo primi. Purtroppo, la vitalità vista con l’Argentina scomparve nel secondo tempo della partita decisiva contro l’Olanda, proprio mentre assaporavamo la conquista della finale. Dominato il primo tempo (chiuso in vantaggio 1-0) con un Causio stellare, la Nazionale si sgonfiò (anche qui guardare su youtube per credere, se non lo fate è meglio perché vi risparmiare un attacco di bile…), subì due reti e non uscì mai dalla propria metà campo.
Per questo dico che il monito del Mondiale di Argentina è sempre attuale. E Antonio Conte, contro l’Eire, fa benissimo a mandare in campo chi, fino a oggi, ha giocato poco.