L’addio (forzato) di Roberto Mancini all’Inter e la multa di 100.000 euro inflitta dal Wolfsburg a Julian Draxler impongono una riflessione. Talvolta i club hanno un moto d’orgoglio e reagiscono alle uscite e alle richieste smodate di allenatori e calciatori.
Proprio così, Roberto Mancini nelle ultime settimane sembrava preoccuparsi più di quanto ruota intorno alla squadra che della squadra stessa: sarà estate, ma l’andare in giro per il mondo a prendere scoppole non mette di buon umore nessuno. Anche perché, all’affermazione: “E’ solo un’amichevole” si può sempre rispondere: “Proprio per questo potevi vincerla…”, cosa nel precampionato dell’Inter è avvenuta solamente contro il Real Salt Lake City…
In NBA tutti i proprietari guadagnano, non esistono franchigie in perdita e, soprattutto, i giocatori non rilasciano dichiarazioni contro i club, non chiedono di essere ceduti in presenze di richieste (non soddisfatte) di rinnovi di contratto. Come nei loro diritti, a scadenza naturale del contratto firmano per chi vogliono (miglior offerente o miglior progetto tecnico).
In quest’ottica, la decisione del Wolfsburg di punire il fantasista che lo scorso anno si era trasferito nella città della “Golf” è sacrosanta: la sua richiesta di cessione a un “Club più prestigioso” mina il prestigio della società, che oltre ad aver vinto una Bundesliga nel recente passato, ha partecipato all’ultima Champions sfiorando ai quarti di finale il colpaccio contro il Real Madrid.
Vedere il proprio club digrignare i denti contro chi chiede di andarsene, contro chi non si accontenta del parco calciatori a disposizione oppure vuole un ulteriore rinnovo del contratto dopo una buona stagione, fa piacere. E potrebbe riavvicinare i tifosi.