…A settembre riprende l’attività di base e sono numerosi gli aspetti che società, istruttori e genitori devono considerare. Tutti dobbiamo avere le idee molto chiare su come comportarci nel mondo dei più piccoli. Innanzi tutto, non dimentichiamo che… abbiamo a che fare con dei bambini. A volte, in nome di chissà quali chimere, non lo teniamo presente. Infatti, qualsiasi cosa progettiamo deve essere studiata su misura per i giovani giocatori. Che sono dei soggetti in età evolutiva, cioè che stanno crescendo, e hanno il diritto di essere considerati per ciò che sono: dei bambini. Questo vale per le modalità di comunicazione con loro, per gli obiettivi da perseguire – sono di tipo tecnico- coordinativo – e per la motivazione che li spinge al campo. E quella principale è… giocare. Il gioco, come ci spiegherà Isabella Croce, ha molteplici valenze. Una tra le più importanti è lo sviluppo cognitivo e comportamentale del piccolo calciatore. Quindi, sfruttiamolo al meglio con attività adeguate e divertenti.
Non dimentichiamo che… allenatori/istruttori/maestri di calcio hanno un compito ben preciso: devono aiutare la crescita e l’educazione dei bambini. E devono essere valutati per questo, non per il numero di partite che vincono o per il gioco organizzato che propongono a squadre di Piccoli Amici o Pulcini. Siamo nell’età dell’egocentrismo, insegniamo loro a dribblare, a gestire il loro corpo, a coordinarsi nel modo migliore possibile, non a giocate “schematiche” che possono aiutare a vincere o a sembrare più “grandi”. “Lavoriamo” sul singolo, non sulla squadra.
Non dimentichiamo neanche che… far progredire i bambini è un lavoro paziente, a lungo termine che deve coinvolgere sia i piccoli più “dotati” sia quelli che magari lo diventeranno in futuro. Oppure che non lo saranno mai, ma che avranno imparato il valore sociale e salutistico dello sport. Perché, non dimentichiamo che… , “uno su mille ce la fa” a diventare professionista (in realtà la percentuale è ancora più bassa) e che il percorso per riuscirci è davvero lungo. Quindi, che il calcio sia un “mezzo” per crescere e non un “obiettivo” da raggiungere!
Non dimentichiamo che… infine, società e genitori devono “remare” dalla stessa parte: le prime devono curare il percorso di formazione, stabilendo i corretti obiettivi e utilizzando la giusta comunicazione. Casi come quello accaduto poco più di un mese fa con un bambino “scartato” con una lettera deve farci riflettere: non ci rapportiamo con un adulto professionista, ma con un bimbo che desidera, in fin dei conti, giocare. I secondi devono sapere che il loro piccolo difficilmente sarà il nuovo Messi. Così facendo, si creano aspettative incredibili che si trasformeranno in delusioni ancora più grandi.
Detto ciò, che mi sembrava doveroso per iniziare coi giusti propositi l’annata, ecco cosa troverete su questo numero: lo speciale dedicato appunto all’attività di base, la seconda e ultima puntata di quello sul nostro Master 2016, con la sintesi delle relazioni di Fabrizio Castori, Stefano Sottili, Fabio Celestini, Marco Fioretto (Chievo), Matteo Cioffi (Fiorentina) e Antonello Mattei (Roma). Senza dimenticare… le interviste a Luciano Spalletti, mister della Roma, e Gabriele Gravina, numero uno della LegaPro. Quindi, buon inizio stagione a tutti!