Come ci informa “Transfermakt”, uno dei siti più consultati da addetti ai lavori e tifosi, Kevin Strootman è un superprofessionista e il suo cartellino, prima degli infortuni, è arrivato ad avere un valore di 22,5 milioni di euro.
Stabilito che l’olandese non sia un ragazzino che va in campo a divertirsi con gli amici, normale che gli si chieda, quando è in campo in una partita di Serie A o della sua nazionale (già è anche nazionale olandese), di comportarsi come un professionista. E questo, il buon Kevin lo ha sempre fatto: corsa, contrasti, ma anche ottime intuizioni, un calciatore completo.
Contro la Lazio, però, Strootman ha innescato un parapiglia del quale nessuno sentiva il bisogno: dopo aver segnato un gol che Wallace gli ha letteralmente regalato, ha pensato di spruzzare un po’ d’acqua su Cataldi. Non si fa. Proprio non si fa. Da qui la reazione del laziale (anche le reazioni non si fanno), che ha portato alle sanzioni del giudice sportivo.
Non voglio entrare nel merito delle decisioni del giudice (squalifica per simulazione, non per il getto d’acqua), però vedo una serie di prese di posizioni esagerate da parte dei dirigenti e dei tifosi della Roma. “Due giornate, proprio contro Milan e Juventus”. Semplicemente, se Strootman non avesse annaffiato Cataldi, non sarebbe successo assolutamente nulla.
Nessun giudice sanziona gratuitamente, se finisci davanti a un giudice è perché hai trasgredito. E Strootman, visti i fatti, la squalifica l’ha proprio cercata.