Ora è ufficiale: dall’edizione 2018-19 anche l’Italia avrà quattro squadre in Champions. E quattro squadre, senza passare dai preliminari (sempre pericolosi), le avranno pure Spagna, Inghilterra e Germania. La decisione dell’Uefa mostra buon senso: i quattro principali campionati d’Europa saranno ampiamente rappresentati, a dimostrazione che si vuole elevare l’interesse di una fase a gironi (e spesso di alcuni ottavi di finale) talvolta privi di appeal.
Fin qui la parte che interessa al tifoso, al quale non è ancora dato sapere se a rappresentare la sua nazione saranno le prime quattro al termine del campionato oppure le prime tre alle quali aggiungere una “grande” terminata fuori dal podio (nel nostro caso: Juve, Milan e Inter).
Oltre la parte sportiva, però ce n’è una politico-finanziaria, anzi: finanziaria. I broadcast televisivi che hanno acquistato l’ultima edizione della Champions a peso d’oro da più parti hanno fatto filtrare all’Uefa le loro intenzioni: mai avrebbero riacquistato i diritti a cifre folli come avvenuto tre anni fa.
E, che le tivù non stessero “bluffando” lo si è capito con l’ultimo Europeo, che all’Uefa ha garantito introiti (molto) inferiori rispetto alle attese (all’Italia la prima richiesta fu di 135 milioni, poi ne sono bastati la metà…).
Così l’Uefa ha deciso: una Champions grandi firme e, con ogni probabilità, sempre per favorire le televisioni, con partite alle 19 e alle 21.05, per garantire più dirette e più opportunità per rientrare dall’esborso. E ancora: è probabile che qualche gara venga acquistata da città extraeuropee, disposte a offrire un bel malloppo per ospitare alcune partite.
Giusto? Sbagliato? Difficile dirlo ora, ma questo sarà il futuro.