Amo correre, è una passione che mi sono portato dietro sempre. E ancora oggi i miei 10 km al giorno, come molti sanno, li faccio sempre. E quando corro, penso. Una delle mie ultime riflessioni era proprio su come sono cambiati gli allenamenti. Tornando indietro nel tempo, diciamo ai primi anni ‘80, quando iniziavo la mia carriera di preparatore, la metodologia – non solo quella fisica, ma soprattutto tecnico-tattica – era lontana anni luce dall’attuale. Basta pensare che non esistevano giochi con casacche di 3 o più colori o che prevedevano un “pensiero” prima di agire; ancor meno i possessi palla ad alta intensità, per non parlare dei giochi di posizione o partitine/small-sided games. C’era la tecnica individuale, esercitazioni di cross e tiro in porta, la parte fisica, rigorosamente senza palla, per chiudere con la classica partita. In un contesto del genere, era normale che la preparazione a secco acquisisse importanza perché l’intensità delle esercitazioni con palla non erano altissime.
Da allora le cose sono cambiate radicalmente e il merito è soprattutto degli allenatori che si sono evoluti e conoscono sempre più il modello prestativo del calciatore; oggi, infatti, sanno proporre le corrette esercitazioni che stimolano sia la parte prettamente calcistica sia quella fisica.
Così è cambiato anche il ruolo del preparatore che ha modificato la sua tipologia d’intervento, diventando prevalentemente di supporto all’allenatore (“valutando” tramite le nuove tecnologie le proposte del mister) e integrando, con mezzi a secco sempre più funzionali, secondo le esigenze del caso. In pratica, si è passati da un allenamento “assemblato” a uno “integrato”. Ma come sarà il futuro? È impossibile saperlo, ma sono sicuro che vi saranno nuove evoluzioni. Un esempio? Il riscaldamento! Una “fase” dell’allenamento apparentemente semplice, a volte sottovalutata: si è passati dai classici giri di campo con circonduzioni degli arti superiori ed eseguito quasi senza logica a una messa in azione meticolosa con finalità soprattutto preventive e “legate” all’ obiettivo dell’allenamento. Proprio a questo argomento abbiamo voluto dedicare uno speciale in cui i nostri esperti illustrano sia le ultime novità (il metodo joint to joint) sia come combinare gli esercizi fisici a quelli tecnici, ponendo l’attenzione sulla valorizzazione degli schemi motori di base.
C’è un altro cambiamento che sta prendendo sempre più piede nel mondo del calcio: parlo dell’allenamento per princìpi di gioco. In realtà, se ripensiamo al passato, abbiamo sempre parlato di giocatore “pensante”, dell’importanza di insistere più sulla tattica individuale che su quella collettiva. Presupposti, questi, indispensabili per un calcio per princìpi. Sia nelle prime squadre – come ormai affermano diversi tecnici della massima serie nelle loro interviste – sia e soprattutto nel settore giovanile, dove stimolare il calciatore a “scegliere” è nettamente più importante che farlo agire per “schemi”. In questo numero, Vanni Sartini ci spiega appunto il sistema fluido, Fulvio Fiorin, uno dei primi ad aver parlato proprio di giocatori pensanti, parte dal 4-2-3-1 e mostra un progressione valida per qualsiasi organizzazione. Paolo Gatti, invece, prosegue la trattazione della periodizzazione tattica incentrando l’attenzione sul settore giovanile. Non è un’eresia, ma un modo per abituare i giovani calciatori a leggere la situazione e prendere decisioni rapidamente.
E su questi princìpi stiamo organizzando il nostro Master 2017 per settori giovanili e prime squadre… Ma di questo troverete tutte le informazioni nel prossimo numero.