Luis Enrique sceglie le parole al miele: “Le emozioni non possono essere quelle della finale di Berlino, ma dico che Juve era forte allora e lo è anche adesso”. Poi lascia spazio alla recriminazione per l’assenza di Sergi Busquet: “Per noi è vitale”. Pronostici non ne fa nessuno: né l’ex allenatore della Roma, né Massimiliano Allegri e neppure Gigi Buffon, che andando in campo si sbilancia più di tutti: “Sono ottimista, da Berlino siamo cresciuti”. Giocata a parole Juventus-Barcellona è tutta qui. Niente proclami, niente frasi fatte, niente di niente. Bello! Bello così!
Parlerà il campo e nessuno rinuncerà alla sua identità. A quella nuova, il 4-2-3-1 la Juventus, al 4-3-3 con Neymar, Suarez e Messi il Barça. E proprio il 4-2-3-1 deve essere motivo di preoccupazione per i catalani: se Allegri ha detto che non rinuncerà ai 4 attaccanti è perché è certo di avere una squadra in condizioni fisiche ottimali, è perché ha visto tutti i suoi in salute e soprattutto ha undici titolari e sette riserve pronte a dare tutto.
Cuadrado e Mandzukic dovranno aiutare i centrocampisti, perché sulle fasce andranno a ricevere Neymar a sinistra e Messi a destra, due che palla al piede e in velocità non hanno rivali al mondo. Ma se ci sarà da preoccuparsi in fase di non possesso, la domanda vera è: cosa accadrà quando la Juve avrà palla? Dybala chi lo prende? Ci fosse stato Sergi Busquet la risposta era certa a priori, ma così? Quale centrocampista dovrà pensare a costruire senza perdere di vista la “Joya”?
Ma il Barça, in quella zona del campo dovrà fare doppiamente attenzione, perché siamo certi che Allegri studierà qualcosa di particolare per sfruttare al meglio anche le qualità di Pjanic. E avere Pjanic, Dybala e Higuain in pochi metri quadrati non è il sogno di nessun difensore.