L’organizzazione e i capisaldi per gestire nel modo migliore il periodo precampionato. Attenzione ai carichi, alle amichevoli e l’indicazione di usare esercitazioni “integrate”.
La preparazione di una volta? Non esiste più! Voglio partire da questo concetto, per certi versi “forte” e “aggressivo”, per introdurre il discorso sul precampionato, l’argomento principale di questo numero estivo. Infatti, a luglio e agosto gli allenatori – dilettanti e professionisti – di tutte le categorie iniziano a pensare a come pianificare la nuova stagione.
Anni fa la preparazione era vista come il momento fondamentale per la riuscita dell’intera stagione. Si era convinti che bisognava “mettere fieno in cascina” per garantire ai propri giocatori una condizione fisica ottimale di 10 mesi. Per fare questo, soprattutto per i professionisti, c’erano a disposizione anche 50 giorni prima dell’inizio del campionato. In tale periodo, la tendenza era quella di lavorare a “blocchi”: prima la parte aerobica per diversi giorni, poi si passava alla forza e solo successivamente alla velocità. Negli ultimi anni, invece, in particolar modo i top club hanno invertito la tendenza: si gioca molto di più (tournee, amichevoli di lusso e via dicendo) e ci si allena un po’ di meno. Una scelta che, se estremizzata, non sempre ha dei lati positivi: la carenza di allenamento, infatti, può essere la causa di una “perdita di condizione” nei mesi successivi. Nel mondo dilettantistico, invece, questo non avviene, anzi, il rischio è proprio l’opposto, ovvero quello di lavorare “troppo” durante il periodo preparatorio e poco in quello agonistico.
Quale strategia adottare, quindi, per programmare al meglio il precampionato in ambito dilettantistico? Cosa è corretto fare e cosa non è più necessario? Quali sono i punti che l’allenatore deve per forza considerare per essere efficace?
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