Adesso ci attendono 72 ore di tensione e paura. La vittoria della Svezia ha scoperchiato in toto i limiti della Nazionale e parlare delle provocazione subite è inutile. Sarebbe il caso di porsi una serie di domande che devono riguardare più noi stessi che gli avversari, che hanno vinto su autogol.
La prima domanda: perché quando siamo stati aggrediti in fase di impostazione nei primi 10’ e per gran parte del primo tempo non sapevamo cosa fare? Perché non c’è stata un’idea comune di gioco sul pressing? Perché ci siamo fatti sorprendere così? Come è stata preparata la partita?
E ancora: un colpo di testa di Belotti, un tiro di Candreva da fuori area e un palo di Darmian sono la produzione offensiva di 90’. Non è forse poco? Pensando alla partita di “San Siro” di lunedì, ciò che spaventa è l’assoluta assenza di schemi offensivi. La palla viaggia pianissimo, la manovra è prevedibilissima e gli svedesi, fisicamente prestanti, fanno muro al limite dell’area. Noi non sappiamo come fare a entrare in area di rigore…
Non se sia un problema risolvibile con il cambio di modulo: lunedì sera non dovranno tremare le gambe a nessuno, anche se la sfida è di quelle che fanno paura, perché si potrebbe fare la Storia, ma al contrario.
L’augurio per i prossimi tre giorni è che tutti, stampa compresa, riescano a tenere i toni bassi, gli attacchi possono solo destabilizzare un ambiente che è in evidente difficoltà e confusione.
Di certo, da martedì mattina, anche in caso di qualificazione, la situazione andrà presa di petto.