La finale sarà Juventus-Milan, la nobiltà del nostro calcio ha avuto la meglio sulla sfrontatezza dell’Atalanta e sull’imprevedibilità della Lazio. Se, con il Napoli che si era arreso ai quarti, la Juventus poteva essere ampiamente pronosticata, il passaggio del Milan non era poi così scontato. Gattuso prima ha dovuto vincere il derby, poi si è trovato davanti un ostacolo non facile da aggirare. Il successo ai rigori, dopo 120’ non esaltanti, ma equilibrati, ne è la prova.
Per la Juventus la finale di Coppa Italia, con annessa vittoria (Allegri ne ha vinte tre consecutive) è una piacevole abitudine. Dalle parti di Vinovo non si rinuncia a un obiettivo (ogni riferimento ad altri club è puramente voluto), ma si gioca sempre per vincere. La rosa ampia permette di variare la formazione, ma Allegri è sempre molto bravo a motivare i suoi. L’Atalanta ci ha provato in tutti i modi: ha aggredito la Juve, ci ha provato e ha colpito un palo (cosa che ha fatto pure Douglas Costa), ma alla fine ha dovuto arrendersi a una squadra più forte.
Lazio e Milan non hanno segnato né in 180’ né nei successivi 30’, anzi hanno pure faticato ai rigori, perché dei primi 5 ne sono stati parati 4. Ma Rino Gattuso ha compiuto l’ennesimo capolavoro, tattica e cuore. L’allenatore che ha sostituito Montella ha ribaltato la squadra, via la difesa a 3 e spazio alla linea a 4, ha scelto il 4-3-3 e fatto giocare tutti nel proprio ruolo. Quello di Gattuso non è un calcio complicato, ma il Milan ora è una squadra ordinata, che sa difendere, ripartire e impostare, la confusione della prima parte di stagione non c’è più. Il successo ai rigori è meritato.
E tanto per cambiare, un trofeo si assegna ancora con una finale tra Juventus e Milan.