Il gol del pareggio segnato da Insigne ci regala un po’ di ottimismo. Se contro l’Argentina, l’Italia non era piaciuta, con l’Inghilterra (che non ha schierato la formazione migliore) si è visto qualcosa in più. Immobile, che non vogliamo colpevolizzare, ha avuto e sprecato tre occasioni che potevano permetterci di passare in vantaggio e il gol di Vardy lo abbiamo subito nel nostro momento migliore.
Ma quanto più premeva a tutti, non era il risultato, ma la prestazione della squadra. Volevamo una Nazionale convincente, che ci regalasse una convinzione: al Mondiale non ci siamo andati per una serie di circostanze sfortunate, non perché i giocatori non sono all’altezza. Nel primo tempo Jorginho ha faticato, poi si è risvegliato, ma il regista della Nazionale deve essere lui; Insigne ha giocato maluccio, ma ha avuto il coraggio di calciare il rigore in una porta che inevitabilmente si era ristretta. Chiesa, quando è entrato ha dimostrato grande personalità, mentre Rugani lo aveva già fatto nella gara con l’Argentina.
Insomma, calciatori dai quali ripartire ce ne sono. Non siamo certamente all’altezza di Spagna, Germania, Francia, Brasile e Argentina (ieri surclassata proprio dalla Spagna), abbiamo pure qualcosa in meno di Belgio e Inghilterra, ma siamo più forti di squadre che in Russia ci andranno mentre noi ci mangeremo le mani davanti al televisore (lo avremmo fatto ugualmente, ma con gli azzurri in campo l’avremmo fatto per una giusta causa).
Per chiudere, il capitolo allenatore. Se Costacurta dice che il 21 maggio avremo il nome dell’allenatore è evidente che un accordo di massima sia già stato trovato con chi guiderà la Nazionale (almeno) nel prossimo biennio. Di pessimo gusto, invece, il teatrino allestito intorno a Gigi Di Biagio: inutili tutte le domande che gli sono state rivolte sul suo futuro, era il primo a sapere che l’incarico era a tempo. Due, forse quattro partite.