Il pareggio di De Silvestri a 7’ dalla fine ha consegnato alla Juventus il settimo scudetto consecutivo. Non che dopo la sconfitta di Firenze il Napoli avesse troppe possibilità di scucire il triangolino dalla maglia della Juve, però l’aritmetica e il “Dio del calcio” sembravano non essersi ancora pronunciati. Invece, la vittoria in affanno dei bianconeri sabato sera contro un Bologna molto più che dignitoso e il 2-2 del Toro dell’ex Mazzarri al “San Paolo” sono serviti a emettere la sentenza: 7 scudetti, tre firmati da Antonio Conte, quattro da Max Allegri.
In verità che il Napoli non ci credesse più, lo si era intuito in settimana quando il vento della polemica aveva fatto gli stracci tra De Laurentiis e Sarri. Il presidente del Napoli quando rilascia un’intervista non lo fa mai per uno 0-0 con i diretti interessati, ADL spara ad alzo zero, contro collaboratori, avversari e palazzo. E così è stato, lasciando sbigottito anche l’allenatore che si augurava, se ci fosse stato, un addio molto “soft”.
La Juventus pur giocando un calcio meno spettacolare di quello del Napoli, lo scudetto lo ha meritato. Appagata da sei titoli consecutivi, con qualche cicatrice di troppo per le battaglie sostenute in Italia e all’estero, la squadra di Allegri non ha mai mollato e ha sempre pensato che la vittoria più bella sia sempre la prossima. E, per dimostrare di non temere nessuno, la Juve è andata a vincere a Napoli in inverno, ha lasciato che l’Inter si squagliasse da sola, che la Roma inciampasse in qualche tagliola e che la Lazio regalasse qualche punto qua e la. Rimaneva il Napoli che non voleva saperne di cedere, che aveva firmato un patto all’interno dello spogliatoio. Ma sapere di avere un avversario che ribatte colpo su colpo, che non subisce gol per tre mesi, che qualsiasi goleada tu faccia rimane impassibile, è peggio di un virus per un computer.
Per vincere non serve solo il bel gioco, l’apprezzamento di pubblico e critica. Per vincere servono…. beh, l’avete capito… E alla Juventus il “carattere” non manca.
Conoscendo la mentalità del club, i festeggiamenti per il titolo numero 34 dureranno ben poco. Salutato Gigi Buffon si penserà al domani. Perché il 18 agosto inizia un altro campionato. E in bacheca, per un altro scudetto c’è sempre posto.