Mettiamola così: Balotelli ha segnato. E quando segna Balotelli, sono 14 i suoi gol in azzurro, la Nazionale non perde. Ma non è ciò che accade quando segna l’eroe della semifinale europea con la Germania del 2012 che più ci interessa. Quanto ci interessa è che 4 anni (circa) dopo l’ultima partita in azzurro Mancini lo abbia schierato e lui abbia ripagato l’allenatore con un gol.
Inviso a qualche senatore per il comportamento sopra le righe tenuto in Brasile, Balotelli era stato epurato: se Conte non lo gradiva, Ventura lo ha ignorato. E, se il primo aveva tutte le ragioni per farlo (due pessime stagioni…), il secondo ha avuto colpe enormi, perché a Nizza “SuperMario” è tornato a essere un calciatore, un attaccante. Del quale la Nazionale aveva bisogno.
Non santifichiamo certamente Balotelli per aver fatto gol all’Arabia Saudita in un’amichevole vinta 2-1 a fine maggio, ma siamo felici di aver rivisto uno dei giocatori con maggior talento tornare in azzurro.
Roberto Mancini, il neo ct, non si è curato del passato, ha guardato al presente, non solo lo ha convocato e schierato in campo dal primo minuto, lo ha insignito dei gradi di vicecapitano. In pratica ha fatto capire al gruppo che Mario sarà una presenza centrale, non una figura marginale.
L’allenatore che lo fece esordire in A all’Inter, in questi giorni, non solo ha parlato del calciatore, ma ha parlato dell’uomo: dall’altare alla polvere, certo, ma anche la possibilità di riscattarsi, attraverso la doppia paternità che lo avrebbe maturato.
Mancini che lo ha pure portato al Manchester City, nominandolo “vice capitano” lo ha “imposto” al gruppo. A Mario il compito di non deludere.