Se entri in metropolitana, scendi alla fermata Lotto o San Siro, per andare a vedere la tua squadra del cuore, sei un tifoso.
Se parti da Varese e vai a “San Siro” a tifare per la tua squadra del cuore, sei un tifoso.
Se parti da Nizza, in Costa Azzurra, per andare a “San Siro” a vedere la tua squadra del cuore, sei un tifoso.
Se parti da Varese e Nizza, per andarti a unire ad altri che decidono di guerreggiare con chi segue la squadra avversaria, non sei un tifoso. Ma un delinquente che utilizza il calcio come pretesto per sfogare cattiveria, rabbia repressa e ignoranza.
Ed è il momento di chiamare ognuno con il proprio nome. È il momento di iniziare, una volta per tutte, a fare dei distinguo. C’è il tifoso. E c’è il delinquente.
Domanda. Se domattina mi svegliassi, mi infilassi, la maglia del Chievo, prendessi una pistola e andassi a rapinare una banca, come mi definireste?