E’ giusto giocare una partita di calcio che assegna un trofeo in uno stato che applica norme di diritto così lontane da quelle del Mondo Occidentale? Probabilmente no. Ma è giusto farlo notare ora, a dieci giorni dalla gara e, soprattutto a qualche mese dalla stipula dell’accordo? No. No. No. Questa si chiama strumentalizzazione.
L’Arabia Saudita, nella primavera scorsa ha messo sul piatto più di 20 milioni per ospitare tre edizioni della SuperCoppa d’Italia. Notizia comunicata alla stampa con dovizia di particolari, dichiarazioni congiunte e mass media che sottolineavano il grande colpo. Non male 7 milioni (più le spese d’organizzazione) per una partita che in estate ha un senso e in pieno inverno (un girone dopo) ne ha molto meno…
In fin dei conti si era già giocato negli Stati Uniti, in Libia, in Cina e negli Emirati Arabi, dove, ad esempio è ammessa la pena di morte. Eppure, ai tempi, nessuno disse una parola. E per nessuno intendo politico o frequentatore dei social media.
L’uguaglianza tra i sessi, il rifiuto del razzismo, la violenza di ogni tipo e genere non sono mai valori negoziabili. Per questo avremmo gradito sentire questo coro qualche mese fa. Non oggi!