Fabio Cannavaro, capitano dell’Italia che vinse il Mondiale nel 2006, racconta le sensazioni di quei giorni. Lo sguardo smarrito dei tedeschi durante il saluto a centrocampo e quello fiero di Ribery e Vieira, mentre Zidane guardava a terra.
L’esordio con il Ghana, Mc Bride degli Stati Uniti, l’impotenza degli attaccanti davanti a Gigi Buffon. E la Coppa alzata al cielo con la paura di cadere da un tavolino.
«All’uscita dal tunnel, dopo aver stretto la mano all’ultimo dei giocatori tedeschi schierati a centrocampo per il saluto che precede la partita, mi sono girato, dietro di me c’era Buffon, lo guardo e gli dico: “Gigi siamo in finale”. Lui stupito mi risponde “Fabio, ma sei matto, cosa dici?” e io: “Hanno paura, di undici nessuno ha avuto il coraggio di guardarmi negli occhi, tranquillo ce li siamo già ‘fumati’”». Fabio Cannavaro, capitano dell’avventura Mondiale parla lentamente, rievoca quei momenti, con il piacere di chi li vuole gustare ancora una volta: «Per quattro giorni avevamo sentito sempre le stesse cose: l’Italia gioca male, è difensivista, la pizza, gli spaghetti… si giocava a Dortmund, nel loro stadio preferito, dove non avevano mai perso, dove tutto era pronto per la loro festa. Al momento del saluto, stringendo la mano ai nostri avversari ho cercato i loro occhi, ma tutti avevano lo sguardo basso, a terra, come intimoriti dalla pagina di storia che secondo molti avrebbero dovuto scrivere».
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