Prendere informazioni su quanto accade in campo è fondamentale a qualsiasi livello e bisogna iniziare fin da piccoli. Alcune proposte pratiche a tale scopo.
La palla va fuori. Si riparte con la rimessa dal fondo. Il portiere si appoggia al proprio difensore, questo la gioca con il centrocampista che è venuto a farsi dare la palla e con una bellissima soluzione di prima intenzione serve sui piedi l’esterno. Uno contro uno con il diretto avversario, superamento con un magnifico dribbling, giocata in mezzo per l’attaccante che va al tiro e… basta così per ora. Ognuno si immagini il finale che ritiene più opportuno. Non è certo questo che ci deve influenzare sul resto dell’azione. Il punto è: sono stati bravi i bambini a interpretare il gioco o hanno ascoltato ed eseguito alla lettera le richieste dell’allenatore?
Per quanto mi riguarda credo che il gioco è dei giocatori, che all’allenatore spetta il compito di strutturare le sedute, ma saanno poi i calciatori in campo a organizzarsi a seconda delle variabili date dagli avversari.
I bambini sono dotati di un loro cervello, il quale – se stimolato adeguatamente – potrà dare risposte probabilmente molto più fantasiose delle nostre, ma soprattutto non meritano di essere trattati come dei soldatini, cioè essere costretti a rispettare degli ordini. Hanno il diritto di esprimersi liberamente e di essere i veri protagonisti del gioco, del loro gioco.
Noi allenatori possiamo considerarci dei facilitatori dell’apprendimento. Una volta che poi i giovani giocatori sono in campo, tutto deve dipendere da loro, da ciò che vedono, da ciò che pensano e anche da ciò che provano a livello emotivo.
È il loro gioco
Ma facciamo un passo indietro, torniamo ai bambini che sono in campo a giocare, all’azione presa d’esempio nelle righe iniziali, l’attaccante che va a tiro e… palla fuori! Nella nostra testa scatta subito l’analisi dei perché, la ricerca di una motivazione, di risposte che ci soddisfino; quest’ultime possono essere innumerevoli, della serie: ha sbagliato perché era troppo indietro col corpo, perché ha messo male il piede d’appoggio, perché non ha effettuato una giusta torsione del busto e così via.
Ma proviamo a fare un’analisi a tutto tondo: possiamo dare all’errore giustificazioni di sola natura tecnica o c’è qualcosa di più? Dove nasce in realtà lo sbaglio che ha commesso il bambino?
Molto spesso ci limitiamo a una “soluzione” basata soltanto su ciò che vediamo, senza prendere in considerazione tutto quello che sta alla base del comportamento effettivamente espresso dal giocatore in questione.
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