Perché conviene coinvolgere giocatori e anche genitori in merito al “cambio” di ruoli. Alcune proposte pratiche sull’argomento, valide anche per obiettivi differenti.
Nel percorso di crescita individuale dei ragazzi nell’ambito di una sapiente formazione calcistica, è fondamentale far emergere una figura che spesso viene sottovalutata: lo psicologo dello sport. Una figura che può rientrare nella gestione dell’attività di comunicazione con gli istruttori e soprattutto con i ragazzi. Perché tale sottolineatura? Perché, nell’ottica di variare spesso, nell’attività di base, i ruoli dei ragazzi possono nascere alcune complicazioni.
Infatti, nel delicato periodo di formazione, i giovani calciatori possono sentirsi inadatti a ricoprire determinati ruoli, possono non essere a proprio agio in campo o presentare difficoltà di gestione dell’emotività. Sono questi i casi in cui un maggiore e sapiente sostegno si rende necessario. E lo psicologo dello sport può aiutare in tale direzione.
Inoltre, può interagire proficuamente anche con i genitori, i quali, vedendo il proprio figlio giocare senza un “ruolo fisso”, potrebbero pensare ad approssimazione e improvvisazione da parte dei tecnici e della società. È opportuno, infatti, far comprendere agli adulti il duplice scopo pedagogico e calcistico della “non scelta” specifica del ruolo e trasmettere l’importanza del mettersi in discussione e di provare esperienze nuove in zone differenti del terreno di gioco. Purtroppo ci sarà sempre chi penserà che il suo “piccolo campione”, un goleador da “10 reti a partita”, sia sacrificato a stare in difesa, senza immaginare che sarà il tempo a conferire il merito alle sapienti e non affrettate scelte del tecnico. Quanti genitori poi vorrebbero un figlio centravanti, un ruolo di “prestigio”, quello dei giocatori che segnano a raffica, con il nome sempre scritto a caratteri cubitali sui titoli dei giornali… locali. Pertanto, insegnare ai genitori a fidarsi della professionalità degli addetti ai lavori resta un passo fondamentale per far in modo che possano evidenziarsi capacità di adattamento del- l’intera squadra a diverse situazioni, con continui miglioramenti dei ragazzi.
È un momento di crescita
Lo staff tecnico nel pieno delle sue funzioni e della professionalità che lo contraddistingue guiderà e indirizzerà il futuro sportivo del giovane calciatore, ben conscio, però, di avere ancora qualche anno per “modificare” ruoli, conoscere i giocatori e perfezionarne le loro posizioni in campo. Cosa potrebbe accadere dunque in una scuola calcio? Che un difensore potrà diventare centrocampista, un attaccante un difensore o viceversa; che un portiere potrà tentare il tutto e per tutto nell’area avversaria…
Nell’attività di base diventa produttivo sperimentare ruoli e posizioni, con giocatori poco ingabbiati o per nulla in moduli e zone prestabilite e sempre identiche. È indispensabile puntare sulla fantasia, sull’esercizio e sulla tecnica, sotto la guida dello staff per far uscire il giocatore che c’è in ogni piccolo calciatore, ovviamente attraverso un’attività didattica e metodologica specifica, polivalente e multilaterale. Una modalità di gestione consigliabile, per quanto concerne i ruoli, potrebbe prevedere che, dopo tre partite di torneo/campionato, si possa utilizzare il quarto incontro per far sperimentare ai giovani calciatori nuove posizioni.
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