Nel calcio giovanile l’estro creativo è tutto. Grazie alla tecnica il calcio diventa emozione: per questo un buon allenatore non deve limitare i bambini nella loro fantasia. Ecco il principio su cui si basa la filosofia di Andrea Biffi, nostro relatore a Coverciano.
Era il 19 aprile del 2000, il Real Madrid affrontava in trasferta il Manchester United campione d’Europa in un quarto di finale di Champions indimenticabile per la storia del calcio. Fernando Redondo regalò a Raul l’assist del facile 3-0, l’azione scaturì da una soluzione personale dell’asso argentino: el taconazo. Apparentemente semplice, ma bello da vedere, il guizzo del metronomo madrileno ha permesso a molti di capire che il nostro sport può essere istinto, ma anche estasi per gli occhi.
Un’emozione per chi lo osserva e lo segue. Per questo motivo, Andrea Biffi, quest’anno mister al Monza, in passato all’Atalanta e al Milan, autore dell’Indispensabile numero 18, afferma: “Il calcio parte da qui. Da queste magie”. E nel contesto giovanile è fondamentale introdurre un metodo e una filosofia precisa per allenare creatività e fantasia dei bambini.
En garde!
Il duello è l’essenza del calcio giovanile. Può essere spiegato tramite video di sfide in 1>1 ad esempio, eppure non si otterranno mai risultati concreti senza tentativi “pratici”. I bambini commetteranno inevitabilmente degli errori, ma un bravo al- lenatore sa che fanno parte del processo di apprendimento e che sono utili durante l’allenamento. Senza, si limiterebbe il giovane giocatore perché l’apprendimento deriva dalla reazione a uno sbaglio. E consente di migliorare col tempo. Certo, i dribbling non saranno sempre perfetti, ma il calcio giovanile deve essere questo. Tentativi, errori sono il pane quotidiano del giovane calciatore: “Qualche volta si riesce, altre meno, ma bisogna trovare il coraggio di provarci e semmai ritentare” dice Andrea durante la parte in aula al nostro Master. Mai gettare la spugna, quindi.
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