L’intervento in aula e in campo dell’allenatore dell’Empoli è stato incentrato sulla gestualità del passaggio. L’importanza del “gioco”, delle scelte e di ricercare la profondità.
In questo articolo, che ho accettato molto volentieri di scrivere direttamente, parlerò del mio intervento al Master de Il Nuovo Calcio. Innanzitutto, desidero ringraziare tutta l’organizzazione per aver vissuto un momento del genere. Al termine ci si sente arricchiti, si capisce di aver appreso qualcosa di nuovo, di… sapere di più. Questo grazie anche al confronto informale con tutti i mister presenti. Prima di entrare nei dettagli della relazione, vorrei incentrare il focus sulla locuzione “allenare il passaggio in situazione”: si intende quando il possessore deve scegliere in virtù dei posizionamenti di compagni e avversari; il lavoro in tale direzione è motivato da fondamenti di neuroscienze. Quindi, in questo scritto, dopo una prima parte più didattica, vedremo come stimolare la giocata in profondità e in che modo agire sul campo (l’articolo rappresenta un sunto della relazione di Alessandro, per chi volesse approfondire vi sono i video completi dell’evento, ndr).
Il passaggio
Possiamo definirlo come l’atto di trasmissione della palla a un compagno: siamo di fronte all’unione tra due elementi, rappresenta il collegamento tra un’azione individuale e una collettiva in fase di possesso. Possiamo classificarlo secondo la sua direzione o la sua funzione, riconoscendo di conseguenza tipologie direzionali e funzionali. Per la sua direzione, possiamo identificare il passaggio:
– in profondità (o verticalizzazione);
– indietro (in scarico);
– incrociato – si indica la trasmissione solitamente aerea, che va da una parte all’altra del campo, un cambio gioco insomma;
– trasversale, tipico del giro palla.
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