Il gamification è una metodologia innovativa e coinvolgente, come sostiene un recente studio scientifico, utile a tutti gli allenatori che lavorano nell’attività di base. Scopriamo di cosa si tratta.
L’allenamento dell’attività di base nel terzo millennio è da considerarsi come una missione complessa per tutti gli operatori del settore. Nuove tecnologie, videogiochi e impegni continui alzano il livello di concorrenza con il calcio, che non è più una priorità per tanti giovani. A tutto ciò, però, ci potrebbe essere una soluzione: il gamification.
Una metodologia che… coinvolge
Domanda a bruciapelo: saresti in grado di immaginare, qui e ora, la reazione dei tuoi Pulcini se un giorno, nel presentare un’attività, dovessi dire loro: “Oggi si gioca a Fifa!”? Stupore, risate, incredulità, confusione, eccitazione. Un mix di emozioni incontrollate e difficilmente decifrabili, che possono essere riassunte nella parola… coinvolgimento. Perché l’aver pronunciato quel termine, “Fifa”, ha catturato immediatamente l’attenzione dei giocatori. Sei entrato nel loro mondo, stai parlando la loro stessa lingua, sotto un argomento comune. Occhi sgranati, stato di agitazione e fermento, perché non vedono l’ora di capire di cosa si tratta.
Si apprende più facilmente
“Dimmi e io dimentico, mostrami e io ricordo, coin- volgimi e io imparo”. Questa massima di Benjamin Franklin racchiude l’essenza di quanto appena detto, confermata da alcune delle più recenti teorie pedagogiche. L’essere protagonisti del proprio apprendimento aumenterebbe esponenzialmente l’efficacia del percorso stesso. Ed entrare nel mondo dei ragazzi è, da formatore, fare un passo indietro lasciando la scena ai propri giocatori. Oltretutto, questo sarebbe ulteriormente facilitato dalla presenza di due aspetti: emotivo e attivo.
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