Cosa dice la scienza a proposito dell’allenamento fisico per il calciatore. I presupposti pratici, la differenza tra training “a secco” e con palla dal punto di vista atletico, come comportarsi.
L’allenamento è uno degli elementi fondamentali che influenzano la capacità prestativa di un atleta di qualunque disciplina sportiva e di qualsiasi livello competitivo. Il calcio non fa eccezione, con l’ulteriore difficoltà che un giocatore dovrebbe essere adeguatamente preparato in numerose componenti (tecnica, tattica, fisica e psicologica), le quali influenzano una prestazione individuale e di squadra definita come multifattoriale. Per questo motivo, quando si ha la responsabilità della preparazione di un gruppo di giocatori più o meno giovani, tutti gli addetti ai lavori si trovano di fronte alla necessità di compiere delle scelte metodologiche che spesso portano al dubbio amletico di allenare o non allenare una determinata componente della prestazione. Se a questo aggiungiamo il fatto che una di queste (ad esempio quella fisica) dovrebbe essere stimolata tenendo in considerazione i diversi fattori (aerobico, anaerobico, forza-potenza e velocità) che determinano le richieste fisiche del calcio, il quadro diventa ancora più complesso. Infine, non bisogna dimenticare che all’interno del gruppo squadra, le esigenze dei singoli sono spesso eterogenee, suggerendo così la necessità di un’individualizzazione (per quanto possibile) dello stimolo allenante. A tal proposito, nel corso della prima parte del presente articolo verranno riproposti i princìpi generali che regolano l’allenamento. Nella seconda, verranno sottolineati alcuni elementi specifici relativi al gioco del calcio nella speranza di offrire al lettore qualche strumento utile per la programmazione dell’allenamento dei calciatori.
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