Sembrava vinta. Invece, no! Il Milan, in vantaggio 2-1, al 92’ è stato raggiunto dal Lecce, in gol con Calderoni. L’esterno ha scagliato un mancino imprendibile dal limite dell’area. La partita ha dell’incredibile: il Milan nel primo tempo domina 30-35’, segna con Calhanoglu e rientra negli spogliatoi tra gli applausi di un pubblico che sembrava sicuro di aver ritrovato una squadra almeno vicina a quella dell’anno scorso.
Nel secondo tempo, nei primi 10’, il Milan continua ad avere un solo torto: non raddoppiare, se non triplicare. Poi, accade l’impensabile: Conti con un fallo di mano provoca un rigore rilevato dal Var, poi una magia di Calhanoglu regala a Piatek, in campo da poco, la palla del 2-1. Ma il Milan malgrado il vantaggio soffre e Calderoni fa 2-2…
San Siro che aveva applaudito al 45’, al termine della gara ammutolisce, fischia è incredulo. Pioli sceglie il 4-3-3, Liverani ribatte: “Un allenatore non può cambiare una squadra in 10 giorni”. Hanno ragione tutti e due. Pioli fa leva sull’orgoglio, sulla voglia di mostrare che si può far meglio di prima: Kessie, Biglia e Paqueta a centrocampo alimentano l’azione; Suso, Leao e Calhanoglu in attacco non danno particolari punti di riferimento, perché Leao svaria. Le statistiche dicono 14 tiri in 45’: molti, il difetto è la precisione.
Ma il pareggio di Babacar cambia la partita: sull’1-1 il Milan si perde. Ed è qui che servono risposte!