Le ricerche scientifiche possono senza dubbio dare una mano al nostro sport: i presupposti dell’allenamento situazione del numero uno e alcune esercitazioni in merito.
La scienza può dare una grande mano allo sport, determinando importanti cambiamenti nelle metodologie e nei mezzi a disposizione di atleti, allenatori o preparatori, contribuendo, con il passare degli anni e l’incalzare della ricerca, a dare nuovi imput agli addetti ai lavori. Questo per portarli sempre più all’ottimizzazione degli allenamenti, i quali – d’altro canto – non possono prescindere dal modello prestativo.
Cosa dice la scienza
Tra le scoperte destinate a segnare una nuova strada nella metodologia, un posto di notevole importanza è occupato dai neuroni specchio. I neuroni in genere, giusto per essere chiari, possono essere considerati come i mattoni del nostro sistema nervoso (centrale e periferico); sono delle cellule nervose destinate alla produzione e allo scambio di segnali. Il nostro cervello ne contiene circa 100 miliardi. All’inizio degli anni ‘90 l’équipe del professor Rizzolatti all’Università di Parma mise in discussione il fatto che le informazioni provenienti dai sensi procedevano verso le aree cognitive e, poi, verso quelle motorie in termini “seriali”. Infatti, scoprirono dei neuroni con caratteristiche visuo-motorie, con una duplice attitudine, impensabile fino a quel momento: i neuroni canonici e quelli specchio. I primi si attivano quando un individuo osserva un oggetto, determinando anche la possibilità di interagire con esso. Questo è il concetto di affordance, secondo il quale è l’oggetto osservato che suggerisce a chi lo guarda, sulla base delle esperienze acquisite precedentemente, le azioni più appropriate per entrarvi in contatto e cosa fare. Ad esempio, pensiamo alla visione da parte di un portiere del pallone che si avvicina: questa lo predispone a utilizzare le modalità più utili per gestirlo. Tali informazioni, elaborate da un punto di vista motivazionale e decisionale, vengono, poi, trasmesse ai neuroni dell’area motoria (primaria e ai centri sottocorticali) per l’esecuzione. All’inizio, queste informazioni saranno tante e confuse, ma con il tempo e l’esperienza maturata resteranno solo quelle che consentiranno comportamenti, o meglio, azioni/reazioni adeguate.
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