È il modo di comunicare che determina rapporti più efficaci nella squadra: gli esempi dei grandi allenatori e come creare l’ambiente ideale.
Negli ultimi anni agli allenatori e alle allenatrici, volenti o nolenti, non è più domandato di essere soltanto tecnici e persone di campo. La richiesta ora è palesemente più complessa, devono avere attitudini da manager e capacità di comunicare, di motivare l’ambiente, di facilitare dinamiche, di gestire e incrementare risorse umane… E ogni coach sulla base del proprio carattere, del vissuto e di conoscenze e convinzioni sceglie la propria linea per riuscire in tutti questi compiti.
Alcuni esempi di comunicazione
Anche se vanno prese con le “molle” perché ogni leggenda contiene sempre elementi non totalmente veritieri, di seguito vi proponiamo qualche esempio esplicativo che ci parlerà delle strade decise da allenatori famosi a cui molti si ispirano in questo merito.
Josè Mourinho ama portare l’ambiente a un alto livello di tensione e sembra un grande fautore di quello che potrebbe essere chiamato “l’effetto fortino” per lo spogliatoio, essendo solito far sentire i giocatori attaccati da ipotetici nemici. Il suo stile comunicativo mira a compattare la squadra attraverso l’esaltazione di alleanze, di minacce vere o presunte e di capri espiatori. Il portiere Vitor Baia lo descrive con queste parole: “Aveva bisogno di un bersaglio per affermare la propria leadership e quel bersaglio fui io”.
Carlo Ancelotti, allievo di Nils Liedholm e da questo ispirato profondamente, sposa una linea molto più morbida nella sua comunicazione, coltiva rapporti sereni con tutti, è sempre autorevole e mai autoritario. Emblematico il racconto che fa di se stesso in una conferenza stampa: “Quando le cose non vanno bene la prima cosa che mi dicono è: ‘sei troppo tranquillo, devi usare la frusta’. Che sia un vantaggio o un limite, io non posso essere diverso, tutto il percorso della mia crescita è stato legato a persone calme; nel fare altro non sarei credibile e senza la credibilità non puoi costruire nessun rapporto positivo”.
Antonio Conte, invece, punta molto sia sulla componente ipermotivazionale della sua comunicazione sia sulla necessità di farsi percepire come un “duro” dai suoi giocatori, con lo scopo di ottenere da questi il massimo impegno in allenamento e in gara. La sua comunicazione è tarata per coinvolgere soprattutto i calciatori più fidati e i tifosi accaniti e spesso è conflittuale con stampa e dirigenza.
Alex Ferguson è passato alla storia anche per il suo leggendario “asciugacapelli”: urlava la sua rabbia ai giocatori così forte e così vicino alla faccia da poter asciugare loro i capelli. Un suo lancio di zoccolo nello spogliatoio, ad esempio, ferì al volto David Beckham.
Scopri di più sul numero di novembre: in edicola e disponibile anche attraverso abbonamento cartaceo o digitale