Il dominio rappresenta un “tu per tu” tra il bambino e la palla, nel quale si parte da un rapporto di reciproca conoscenza che col tempo migliora, fino a diventare un legame “fraterno”.
Durante i primi anni della scuola calcio, l’allenatore si trova in una situazione nella quale deve sensibilizzare ogni allievo all’utilizzo dell’attrezzo palla. Il bambino sperimenta e compie una serie di nuove esperienze motorie all’interno di un contesto sociale differente da quello al quale è abituato (concetto di gruppo inteso come squadra), che lo porta a vivere anche dei processi emotivi diversi.
Perché partire dal dominio?
Prima di iniziare a capire perché sia importante incominciare a lavorare sul dominio, è giusto conoscere la sua definizione, ovvero “Saper domare la palla con l’intento di gestire la stessa all’interno del proprio spazio d’azione e in assenza di avversari”. Leggendo la spiegazione, è facile intuire come il dominio rappresenti un “tu per tu” tra il bambino e la palla, nel quale si parte da un rapporto di reciproca conoscenza che col tempo migliora, fino a diventare un legame “fraterno”.
Se il bambino non impara a conoscere l’attrezzo principale col quale deve relazionarsi all’interno del campo, difficilmente riuscirà poi a comprendere i successivi passaggi che il calcio prevede: la relazione coi compagni, la presenza degli avversari e lo spazio circostante. Nella fase iniziale, soprattutto coi Piccoli Amici, il dominio è principalmente correlato a concetti che riguardano la conduzione, la finta e il dribbling, ma non solo…
Infatti si collegano a questo, direttamente e indirettamente, anche alcuni degli aspetti motori e psicologici che fanno parte del giovane calciatore di queste età. Diventa, perciò, inevitabile che il giovane giocatore possegga o debba acquisire dei prerequisiti, quali gli schemi motori di base (camminare, correre e saltare), soprattutto nei Piccoli Amici, che successivamente evolvono in alcune capacità coordinative speciali (in particolare equilibrio, orientamento spazio-temporale e differenziazione) nei Pulcini.
Alcuni Autori indicano anche la fantasia come una capacità motoria, nella quale l’individuo utilizza le proprie risorse tecniche, cognitive ed espressive in modo personale e creativo. Questa trova la sua massima espressione durante la finta e il dribbling, momenti in cui il bambino deve trovare la soluzione più efficace per superare un avversario.
Il compito determinante dell’allenatore di queste categorie è quello di far acquisire delle competenze all’atleta dettate da un aumento:
– delle conoscenze (come avviene la conduzione? Quali parti del piede posso utilizzare?);
– del “saper fare” (so eseguirlo?);
– del “saper fare in situazione” (riesco a realizzarlo in un contesto di partita?).
Col dominio lavoriamo essenzialmente sui primi due aspetti, in quanto l’assenza dell’avversario diventa opportuna per non creare situazioni di stress nell’apprendimento di quanto richiesto. Allo stesso tempo, però, favoriamo le basi per l’acquisizione di nuovi gesti tecnici. Più i bambini sono piccoli (Piccoli Amici) più le metodologie di lavoro devono prevedere situazioni e richieste semplici; in un secondo tempo, man mano che si cresce, le stesse possono e devono diventare più complesse.
Di seguito alcune proposte da utilizzare nelle prime categorie della scuola calcio, sviluppate attraverso una progressione didattica che va dal semplice apprendimento e conoscenza del fondamentale, fino all’applicazione pratica in situazione.
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