Per lavorare al meglio nel calcio a volte è necessario riconsiderare gli aspetti importanti dell’allenamento, parliamo di obiettivi, situazione dei giocatori, capacità da sviluppare. In questo articolo si propone un sunto su ciò che conta davvero per il giovane portiere.
Il ruolo del portiere nel calcio moderno è sempre più sotto la lente di ingrandimento e come non mai oggetto di studio. Oggi lo scopo di addetti ai lavori, allenatori, osservatori, società… è quello di trovare, analizzare e sfruttare pienamente tutte le potenzialità dell’undicesimo uomo in campo… Anche se spesso non viene contemplato nei famosi sistemi di gioco (4-4-2, 4-3-3, 3-5-2), ricopre un compito particolare e molto importante. È vero che indossa una maglietta di colore diverso, si infila un paio di guanti e può usare le mani, ma resta l’ultimo baluardo a difesa della porta; è l’estremo difendente che deve impedire alla palla di oltrepassare la linea bianca. Si allena spesso in un angolo poco illuminato del campo, è sempre sotto pressione e sotto la valutazione costante di tutti. Nonostante ciò, per fortuna, vi sono ancora bambini che si avvicinano con entusiasmo all’avviamento di questo ruolo così complicato, affascinante e unico in tutte le sue sfaccettature.
Si nasce o si diventa portieri?
La domanda che spesso ci poniamo è proprio quella del titolo del paragrafo: portieri si nasce o si diventa? Sicuramente i futuri numeri uno devono avere dei requisiti importanti come quelli psicologici, ad esempio il coraggio (importante per i possibili contatti con altri giocatori), la sicurezza, l’intuito, la caparbietà, la determinazione e la volontà (superiori alla media dei giocatori di movimento); devono possedere delle abilità motorie, delle capacità coordinative, per esempio, la velocità decisionale o quella di reazione a stimoli che possono essere visivi, acustici e tattili, delle abilità tecniche e condizionali, senza dimenticare gli schemi motori di base.
Sono utili poi caratteristiche antropometriche come una certa statura, la massa muscolare, le mani grandi e lunghe, che purtroppo saranno determinanti per il prosieguo del percorso da estremo difensore. Infine, c’è una peculiarità che non può mancare nel futuro numero uno di qualsiasi età e categoria, la voglia di “volare”.
Pertanto, il giovane portiere non può e non deve essere scelto a tavolino dall’allenatore o dal genitore, probabilmente a sua volta ex estremo difensore, magari optando nel gruppo per il meno talentuoso dal punto di vista tecnico o per quello che, per caratteristiche, corre poco o semplicemente perché non ne ha voglia. Deve essere una libera decisione del bambino, che – per sua natura – vuole ricoprire questo “incarico” arrivando, chissà mai, da casa con un bel paio di guanti nuovi.
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