L’attività ludica e formativa

L’attività ludica e formativa

Con i giocatori dai 5 agli 8 anni è determinante l’intervento sugli schemi motori di base correlati con la parte tecnico-tattica. L’intervento dei responsabili nerazzurri Giuliano Rusca e Massimo Giuriola al Master di Salsomaggiore.

L’attività svolta con i bambini dei Piccoli Amici è prevalentemente ludico-motoria e i metodi didattici devono assolutamente essere adeguati all’età, ovvero quella dai 5-6 agli 8 anni: questo è il punto principale su cui abbiamo focalizzato l’attenzione al Master di Salsomaggiore. I mezzi tipici di allenamento sono i confronti-partita 3>3, 4>4, 5>5 in spazi ridotti (ad esempio, 25 x 25 metri) con porticine 4 x 2 e palloni numero 3 e 4. Ma prima di tornare sugli aspetti da campo, sono indispensabili alcune considerazioni relative ai soggetti dell’apprendimento (i piccoli giocatori) e a chi ha questo compito, gli istruttori:

  • il bambino è egocentrico, quindi ha bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione durante l’attività (il pallone è suo e non vuole condividerlo);
  • vuole esplorare e giocare continuamente per migliorare e auto-motivarsi;
  • l’istruttore deve proporre e stimolare comportamenti, non essere direttivo e prescrittivo. Deve dimostrare entusiasmo e affascinare all’attività;
  • l’insegnamento per “modelli” è poco funzionale, mentre è più utile insistere sulla conoscenza dei vari fondamentali tecnici tramite l’esperienza ludica.

La situazione iniziale

È chiaro che, dovendo confrontarsi con bambini probabilmente alla prima esperienza “calcistica”, è determinante analizzare i livelli di partenza motori per stilare obiettivi didattici generali e specifici. In seguito, si possono definire i contenuti più idonei da proporre come semplici giochi-test per l’aspetto motorio e percorsi tecnico-motori relativi alla competenza del “poter giocare”, senza dimenticare l’attività di 1>1 e 2>1 relativamente al “saper giocare”. Riteniamo ancora più importante, però, scegliere le finalità educative e generali in modo da verificare il grado di apprendimento dei bambini attraverso l’osservazione sistematica e la registrazione tramite semplici griglie di valutazione.

Il concetto fondamentale dell’attività si basa sull’idea che per gli istruttori “il bambino è il soggetto delle attenzioni e del lavoro”. I mister devono fare in modo che “il gioco sia il mezzo più importante della loro didattica”. Gli istruttori, pertanto, devono avere una predisposizione nello stare con i bambini, una personalità equilibrata, saper motivare e osservare. Inoltre, necessitano di capacità dimostrative, organizzative, comunicative e, non ultime per importanza, delle conoscenze tecnico-motorie, metodologiche e analitiche.

Gli schemi motori

È evidente come il fattore fisico-motorio e quello tecnico-coordinativo rappresentino insieme un unico prerequisito fondamentale per lo sviluppo delle abilità specifiche e quindi delle competenze di base, soprattutto nella fascia di età che riguarda l’attività dai 5-6 agli 8 anni. Possiamo sicuramente affermare che i pilastri che sostengono le espressioni di abilità e che vengono quindi stimolati già prima dei 10 anni, in forma generale attraverso svariate proposte di gioco, sono gli schemi motori di base. È in tale ambito che si cerca di stimolare in forma globale la crescita di “supporti coordinativi” generali, che serviranno poi per le abilità della performance calcistica. È solo in seguito che le capacità coordinative generali e specifiche saranno analizzate dagli istruttori relativamente al loro compito di supporto specifico nelle espressioni delle specifiche competenze.

Ognuna di queste può rappresentare, nei vari casi, una carenza comune specifica nelle diverse espressioni di abilità, che limitano la competenza e come tale deve essere colmata attraverso un’adeguata attività di supporto L’intervento nei Piccoli Amici cerca di colmare con urgenza, ma con pazienza tali problematiche che sono i prerequisiti fondamentali alle gestualità di alto livello. Si attua, così, una metodologia fondata sul concetto che esercitazioni analitiche e situazionali siano integranti le une alle altre in funzione del consolidamento e del potenziamento delle capacità coordinative e della loro espressione nella prestazione. Le esercitazioni utilizzate sono sia specifiche sia aspecifiche, tecnico-coordinative con la palla e a secco, di “preparazione fisica” speciale e specifica.

La metodologia

È opportuno sottolineare, poi, che il concetto di morfofunzionalità, attraverso il quale si ritiene che tutta l’attività debba tendere alla performance specifica, induce a un’analisi ulteriore delle stesse capacità coordinative specifiche, trovando sbocco così in altre strutture coordinative applicate alle diverse abilità. Si evidenziano tra queste quella spazio-temporale (percettivo-cognitiva), quella oculo-segmentaria (cognitivo-motoria), quella intra- e inter-segmentaria (motorie). Queste danno vita all’identificazione di carenze di livello ancora più specifico che danno luogo a un regime diverso nelle differenti gestualità, ma che rappresentano comunque un minimo comune denominatore alla costruzione delle abilità specifiche del calcio. Ne deriva, in termini pratici, la necessità di proporre un’attività ancora più specifica che, messa in atto con gruppi omogenei per carenza, cercherà di offrire delle esercitazioni di supporto per colmare le lacune o per consolidare e ampliare le abilità e le competenze in questa fascia di età così evolutiva.

Gli obiettivi tecnico-coordinativi

Considerando i criteri teorici necessari per l’applicazione pratica è quindi chiaro il concetto che le capacità motorie si esprimono attraverso le abilità specifiche sportive della disciplina e che la verifica avviene grazie alla valutazione della qualità delle competenze (“saper fare”) espresse. Per meglio identificare come la metodologia di applicazione pratica debba essere molto specifica, relativamente all’interdipendenza tra l’equilibrio monopodalico dinamico tra i due arti inferiori, viene in soccorso la teoria filosofica di Piaget, secondo la quale il “tutto” non è mai dato dalla somma delle parti, ma bensì dal prodotto delle stesse. Gli attacchi monopodalici alternati dei due arti inferiori si integrano tra di loro nelle diverse gestualità, dipendenti uno dall’altro. Questa dipendenza molto complessa e variabile si esprime in relazione all’obiettivo motorio da effettuare che, vista l’aciclicità dello sport, è innumerevole se non addirittura tendenzialmente irripetibile. Durante una performance di gara l’espressione dei movimenti avviene in
forma volontaria (consapevole) o automatica (inconsapevole); fattore, questo, determinante la necessità di una metodologia di apprendimento molto mirata. Nella scheda in fondo all’articolo, le competenze per i Piccoli Amici.

Verifica e valutazione

È importante aggiungere che, in relazione alla precedente scomposizione delle strutture coordinative che sostengono le abilità, in sede di confronto si è accentuata l’importanza dei prerequisiti percettivi sia cinestesici sia visivi e in sede di verifica è evidente il miglioramento sotto l’aspetto tecnico del primo impatto palla, soprattutto per quanto riguarda il primo controllo. Un ulteriore e notevole supporto si manifesta nella selezione delle soluzioni registrando così un indice di trasferimento dell’attività svolta in situazione molto rilevante. E a proposito di valutazione, a lato potete trovare due schede in riferimento.

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