La bravura gestionale e la sagacia tattica hanno fatto di Fabio Capello uno dei più grandi allenatori dei tempi recenti. Le sue numerose vittorie sono frutto di una meticolosità nell’organizzazione dei suoi undici, dell’abilità nell’utilizzo di diversi sistemi di gioco e della compattezza difensiva.
Se navighi un po’ su internet, sui motori di ricerca mettendo il nome… Fabio Capello rischi di rimanere deluso. Cerchi interviste, frasi celebri, “uscite” particolari e… niente. Quasi niente. Non è un caso: è sempre stato un tecnico di poche parole e molti fatti l’allenatore friulano. Pochi fronzoli e molte vittorie. Molte vittorie. Italia, su tre prestigiose panchine e Spagna, su quella dei Los Galacticos. Pur provenendo dal mondo Fininvest, non ha mai amato troppo apparire. Non si ricordano conferenze fiume o altro. Perché Capello era – in particolare coi club – un “animale” da campo. Dove dava il meglio di sé. Non era e non è mai stato, però, un allenatore rivoluzionario, alla Sacchi o Zeman per capirci. O meglio… è stato un rivoluzionario intelligente. Un rivoluzionario che, in un periodo storico in cui era il giocatore ad adattarsi al sistema, ha sempre costruito squadre in base alle peculiarità dei calciatori a disposizione. Per permettere loro di rendere al massimo. Un profondo conoscitore di calcio, uno stratega della panchina, capace di cambiare faccia alla squadra con un cambio, un tecnico pragmatico.
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