Attacco e difesa preventiva sono due situazioni tattiche che ogni allenatore deve considerare in sede di allenamento. I movimenti dei giocatori che si trovano sotto e sopra la linea del pallone
Il calcio moderno è sempre più veloce: questo è un dato di fatto. Avendo ben metabolizzato negli ultimi anni il concetto di transizione, è necessario lavorare su tale obiettivo per renderlo sempre più immediato o comunque ridurre il più possibile il tempo di passaggio dalla fase offensiva a quella difensiva e viceversa. Per riuscirci con efficacia e continuità è necessario allenare i nostri calciatori ad anticipare la successiva fase attraverso gli attacchi e le chiusure preventive. Infatti, non condivido totalmente il pensiero di chi sostiene che nel calcio collettivo moderno tutti devono smarcarsi e pensare ad attaccare durante la fase offensiva o che tutti devono difendere durante tale momento. Per capire e attuare i movimenti preventivi è fondamentale tenere presente il concetto di linea della palla, ovvero che i giocatori si troveranno inevitabilmente in due situazioni:
- sotto linea palla;
- sopra linea palla.
Durante la fase difensiva i “giocatori preventivi” saranno quelli sopra la linea della palla, perché non potendo più difendere (in realtà potrebbero chiudere gli eventuali appoggi dietro) – si preparano per il successivo attacco. Durante la fase offensiva, invece, i “giocatori preventivi” saranno quelli sotto la linea del pallone, ossia quelli che durante la costruzione del gioco non possono essere coinvolti e possono posizionarsi per una marcatura e copertura preventiva. Proviamo, dunque, anche tramite alcuni esempi grafici, a spiegare i concetti appena espressi.
La difesa preventiva
Con la locuzione difesa preventiva si intende il comportamento di una squadra in possesso palla che sfrutta alcuni giocatori disposti anticipatamente per un’azione difensiva. Questi elementi che si troveranno sotto la linea della palla, se non saranno utili per un passaggio di scarico del portatore, cercheranno di impedire la ripartenza avversaria attraverso una chiusura preventiva. Come possono smarcarsi a sostegno i calciatori? Quando devono invece marcare preventivamente? In figura 1, prendiamo in esame una situazione in cui la palla è al terzino sinistro (3). Il difensore centrale (6) deve smarcarsi a sostegno perché potrebbe essere utile per un eventuale retropassaggio di scarico.
Al contrario, nella figura 2, con palla a un attaccante esterno (11), sarà l’esterno basso (3) a sostegno, mentre il difensore centrale può accorciare sulla punta avversaria in marcatura preventiva per non subire una ripartenza nel caso in cui il proprio undici perda il pallone. Per tutti gli allenatori che preferiscono utilizzare il reparto difensivo con tre difensori centrali le chiusure preventive in superiorità numerica risultano di più facile attuazione. Mentre coi due difensori centrali spesso vi è la necessità di far fermare o rientrare il terzino opposto al lato palla per permettere un marcamento e copertura preventiva in superiorità numerica. L’alternativa diventa accettare il 2>2 o la parità numerica, utilizzando comunque le chiusure preventive. Per terminare il discorso sulla difesa preventiva, una sua corretta applicazione consente di contrastare in modo funzionale o meglio ancora di prevenire le ripartenze avversarie.
L’attacco preventivo
Mentre la squadra è impegnata nella fase difensiva uno o più giocatori si preparano ad un’azione d’attacco: ecco il significato delle due parole. Questo/i giocatore/i, una volta sopra la linea della palla, attraverso il loro posizionamento anticipato, hanno il fine di rendere efficace la ripartenza susseguente a una transizione positiva. La maggiore difficoltà che ho riscontrato nel sollecitare questi comportamenti agli attaccanti che ho allenato è stata la loro predisposizione mentale a muoversi negli spazi migliori prima ancora che la squadra ritornasse in possesso. Spesso e purtroppo, tali elementi, una volta che si trovano sopra la linea della palla, si mettono a “guardare” la partita, usando questi momenti per recuperare e non facendosi poi trovare pronti per il successivo contrattacco.
Ho dovuto insistere più volte, richiamandoli costantemente durante le varie esercitazioni, per abituarli a essere sempre attivi. Considerando che nel calcio attuale i gol su azione manovrata sono molti meno rispetto a quelle nati da ripartenze, dobbiamo rendere consapevoli anche i nostri attaccanti di quanto sia importante eseguire con continuità gli smarcamenti preventivi quando ci si trova sopra la linea della sfera. Stabilito il quando, vediamo ora, anche con qualche esempio, “come” e “dove” i nostri calciatori si dovranno smarcare per rendere il più pericoloso possibile il contrattacco. Come concetto base vi è quello di un movimento in zona libera (dove cioè non ci sono avversari) o in un settore in cui si possono causare difficoltà ai nostri avversari. Più nello specifico parlo di:
- smarcamento fuori linea (del difensore) come in figura 3. Si tratta di agire in una zona che per motivi di ampiezza o profondità provoca “scompensi” o “dubbi” al difensore, il quale sarà costretto a scegliere se continuare a lavorare di reparto oppure accentuare lo scivolamento individuale per la marcatura preventiva. Tutte le volte che un nostro giocatore riesce a spezzare il famoso “marco e copro” dei difensori avrà fatto un buon smarcamento preventivo;
- smarcamento nello spazio lasciato libero da un difensore che si è inserito con o senza palla (figure 4 e 5). Nel primo caso la punta si posiziona nella zona del difensore centrale uscito palla al piede, obbligando il compagno di reparto a spostarsi. Nel secondo, l’attaccante si colloca nel settore lasciato libero dal terzino avversario andato in sovrapposizione;
- smarcamento in coppia rompendo le linee di copertura (figura 6). Per riuscire a mettere in difficoltà il posizionamento della difesa avversaria che si attiene al principio del “marco e copro”, quando si utilizzano due attaccanti, conviene smarcarsi preventivamente in modo tale che la punta più vicina alla palla rimanga in verticale impegnando il difensore, mentre quella più lontana si abbassi verso la palla. A questo punto, il centrale avversario è costretto a scegliere fra coprire il compagno di reparto e allentare la marcatura oppure stringere sull’attaccante non dando più copertura e rompendo il reparto. In ogni caso i due attaccanti hanno infranto l’equilibrio difensivo avversario, aumentando le possibilità di una ripartenza efficace.
Ritengo molto importante ricordare che le transizioni e tutte le chiusure e gli smarcamenti preventivi sono soprattutto legati agli aspetti cognitivi e attentivi dei calciatori. Pertanto, tutte le esercitazioni specifiche e situazionali devono essere senza pause mentali, con la consapevolezza di fare di tutto per essere una mossa avanti (per usare un gergo degli scacchisti) rispetto al nostro avversario.
Autore: Stefano Sottili.