Le considerazioni che deve fare un tecnico per impostare il lavoro più proficuo coi propri giocatori. Una serie di proposte in progressione didattica
Come condurre un allenamento? Quali sono le linee guida da indicare sul campo ai propri giocatori? Vi sono dei dettagli da notare durante un’esercitazione per migliorare la qualità dei propri ragazzi, sia dal punto di vista tecnico-tattico, sia fisico e di personalità? Questi sono alcuni dei quesiti che ogni mister dovrebbe porsi. E diventeranno l’argomento portante di questo articolo.
Giocatori protagonisti
La complessità del calcio comporta un sempre più stretto rapporto fra partita e allenamento; quest’ultimo, nelle sue varie forme e strutture, deve dunque permettere il trasferimento di quanto è spiegato e soprattutto provato nella competizione. Il giocatore deve avere la possibilità di partecipare non come soggetto puramente allenabile e dipendente dall’allenatore, ma come individuo attivo, in grado di comprendere ciò che sta facendo. È indispensabile provare a creare, attraverso il maggior numero di informazioni, giocatori con spiccate doti decisionali, capaci di utilizzarle nei modi più corretti. Perché ciò sia possibile, i giocatori dovranno essere dotati di risorse utili a risolvere le diverse situazioni e le problematiche tecnico-tattiche, fisiche e caratteriali che il calcio propone in continuazione. Il giocatore, grazie all’allenamento, deve affrontare le difficoltà che incontra in partita, non solo in modo istintivo, ma riconoscendole anche con scelte intenzionali e organizzate. Pertanto, l’allenatore deve discriminare e pianificare metodologicamente i numerosi mezzi e le forme di training specifico, armonizzandole e adattandole all’insieme dei giocatori a disposizione, con l’intento di farli diventare una squadra.
Da dove partire?
La responsabilità di cui è investito gli impone un continuo aggiornamento e approfondimento delle sue conoscenze, per applicarle in modo pratico e conveniente. Deve procedere con “metodo”: il primo passo è costituito da un’analisi accurata della prestazione che ritiene di poter ottenere dal suo undici e di conseguenza degli obiettivi che intende raggiungere. Più precisamente deve considerare quali fattori influiscono sulla performance calcistica e, assegnato il giusto valore alle capacità innate del singolo giocatore, verificare come attuare un intervento su tali fattori, per ottenere da ognuno il rendimento più elevato. Deve considerare i princìpi generali, per poi “scendere” a uno studio analitico dei diversi momenti e delle forme dell’allenamento che intende usare. Si tratta di costruire, attraverso l’interazione tra i giocatori, un’organizzazione di gioco che possa permettere di far esprimere ed esaltare le qualità individuali e collettive.
Adattarsi
La complessità del gioco, infatti, rende difficile individuare i diversi fattori che influiscono sulla prestazione del singolo giocatore. Questo rappresenta il problema più grande da affrontare per il tecnico (e i suoi collaboratori), ovvero quello di stabilire la quantità e l’intensità del lavoro con cui intervenire su ciascun giocatore. Ecco che diventa necessario studiare un allenamento accurato e programmato che si adatti nel modo più efficace ai giocatori che lo dovranno eseguire e al tipo di gioco che l’allenatore intende impostare. Gli allenatori che nel corso di una partita pretendono dai loro giocatori un determinato comportamento tecnico-tattico, ma che durante le sessioni settimanali non lo hanno mai analizzato o addirittura provato, difficilmente saranno efficaci. È assurdo illudersi che siano sufficienti le parole: il compito del tecnico è quello di dare al calciatore e alla squadra la possibilità di migliorare il proprio apprendimento mediante l’esercizio pratico, in modo da attuarlo in partita. Deve proporre qualcosa che vada oltre il conosciuto, in modo da obbligare i suoi uomini alla ricerca continua di nuove e appropriate soluzioni, aiutandoli a compiere le scelte più opportune. Oggi l’allenamento deve essere interpretato in modo costruttivo, deve avere un elevato livello qualitativo, sviluppare la creatività, l’immaginazione e deve essere proposto ed eseguito con entusiasmo, sia da parte del tecnico sia dai giocatori. Il mondo del calcio evolve continuamente, per cui l’allenatore deve “stare nei cambiamenti”: non si può più dire “questo è il mio calcio” o “il mio calcio non c’è più”. Il nostro calcio è quello che cerchiamo di far sviluppare alla nostra squadra, ma nel contempo dobbiamo essere aperti e “flessibili”.
La flessibilità
Ovvero la capacità di cambiare. Durante la partita saper apportare delle modifiche è una caratteristica fondamentale del tecnico moderno. “Mi adatto agli altri per non subire”, ma anche… “Per metterli in difficoltà”. Quindi, l’adattamento non può essere solo in fase difensiva, ma anche nelle transizioni, cioè quando si riconquista la palla. È chiaro che dobbiamo pensare a un gioco propositivo, ma essere anche pronti anche al caso in cui saranno gli avversari a dominare il gioco. Nel calcio di oggi, o almeno in quello ad alto livello, è cambiata la capacità di adattarsi agli altri: adesso anche le piccole squadre quando affrontano quelle grandi, non chiudono solo gli spazi, ma vanno a giocarsi la partita. Torna nuovamente, dunque, il termine che abbiamo usato in precedenza: adattarsi. Parlo di adattarsi al “materiale” che abbiamo, sia dal punto di vista tecnico-tattico e fisico, ma anche da quello umano. Giocatori consapevoli di ciò che fanno e disponibili alle proposte dell’allenatore, rendono il gioco più fluido e positivo. Poi, cerchiamo di usare un linguaggio semplice con i nostri ragazzi, quello di campo… perché il vero obiettivo è farsi capire.
E coi giovani?
Nei vivai è fondamentale dare dei princìpi generali di calcio. Organizzare troppo la squadra, vuol dire togliere l’iniziativa ai ragazzi e non dar loro la possibilità di esprimersi. Chi lavora in tali realtà deve saper formare ragazzi, giocatori: non si può parlare di spazi “corti e stretti”, meglio “lunghi e larghi”, per favorire più duelli. E se devi fare risultato immediatamente, spesso viene meno il lavoro tecnico-tattico individuale; questo si ripercuote sulla qualità del gioco collettivo. Le qualità tattiche e tecniche individuali sono fondamentali ai fini del gioco: quando queste sono elevate, anche la qualità di squadra e la manovra sarà di livello. Ricordiamo poi che il gioco non è nella testa degli allenatori, ma in quella dei giocatori, anzi tra i giocatori stessi. L’allenatore deve essere abile a far uscire da ogni giocatore quello che già possiede: non si tratta di far giocare come vogliono, ma di partire da ciò che meglio realizzano tra di loro.