Il ruolo del centrocampista è di fondamentale importanza nel calcio di oggi e direi anche affascinante per tutta una serie di atteggiamenti che consentono di dare equilibrio alla squadra e diventare un attaccante aggiunto. A seconda del modulo scelto dall’allenatore, vi sono diverse maniere di interpretarlo e sfumature differenti. Lo spazio a centrocampo, dove spesso si decidono le sorti di una partita, può diventare “immenso” da gestire oppure troppo ridotto in base alla dislocazione dei calciatori, ai movimenti che vi avvengono e alla tipologia di gioco che i team vogliono attuare.
Logicamente, quando vi è più campo a disposizione, c’è anche più tempo per trovare soluzioni frutto sempre delle letture del centrocampista stesso. Letture che devono essere veloci e anticipatorie. Inoltre, occupare un determinato spazio in un preciso istante è di primaria importanza nelle situazioni che possono crearsi. La casistica di quelle che si possono verificare, vista la presenza di 22 giocatori schierati secondo vari sistemi, è davvero ampia, per questo ciò che fa la differenza è l’interpretazione dei calciatori, che determinano un comportamento prima individuale e poi collettivo.
Le giuste interazioni
Non bisogna dimenticare alcuni aspetti che possono modificare/condizionare il comportamento del giocatore, dopo aver valutato una delle tante situazioni venutesi a creare.
Situazioni quali:
l’errore appena commesso dal giocatore coinvolto nell’azione;
un gol realizzato o subìto;
un’ammonizione presa;
un fallo importante subìto;
il condizionamento del fattore tempo e la situazione del campo;
la presenza di tifo avversario o amico.
Ve ne sono molte altre che possono creare “coraggio” o disagio e condizionare la prestazione del centrocampista (come per tutti gli altri calciatori) e – come ben sappiamo – le esercitazioni, i gesti tecnici ripetuti in situazioni provate e riprovate in allenamento e ben riuscite, possono cambiare no- tevolmente la sicurezza degli atleti e ciò che succede in gara. Ogni elemento, poi, ha le proprie caratteristiche tecniche, tattiche, atletiche e cognitive, che l’allenatore deve considerare, senza scordare gli aspetti caratteriali: “timidezza”, autostima, coraggio, aggressività, carisma, temperamento, passione, comunicatività, motivazione, concentrazione… devono essere valutate dal tecnico per comprendere a quale tipo di organizzazione affidarsi. Ovviamente, disponendo i calciatori sul terreno di gioco, a 2 o a 3 elementi, è indispensabile dare un equilibrio al reparto, partendo dal presupposto che in ogni elemento vi sono doti che lo contraddistinguono rispetto ad altre: così, andremo a comporre il puzzle del nostro reparto. Tenendo sempre presenti le interazioni che vengono a nascere tra i propri uomini.