Il precampionato delle donne

Il precampionato delle donne

Una serie di consigli utili a pianificare il precampionato delle donne nel modo migliore. Indicazioni ed esercitazioni.

L’aspetto più importante per un allenatore che segue una squadra femminile è la conoscenza. Parliamo della conoscenza delle caratteristiche che contraddistinguono le singole atlete e di conseguenza del gruppo a lui affidato. Detto ciò, è determinante che il mister si ponga come “maestro”, psicologo, insegnante, tifoso e leader. Per affrontare insieme alle sue giocatrici la solitudine, la fatica, gli avversari, le sconfitte, le paure, le eterne attese per arrivare alla gioia, quella vera. Ma nel mondo femminile, un universo ancora in fase di sviluppo, la felicità più profonda non può essere solo alzare una coppa davanti a milioni di tifosi (raramente presenti così numerosi alle partite), ma può essere la più genuina sensazione di aver trionfato semplicemente superando qualche limite personale o collettivo. E questo è uno degli obiettivi del periodo precampionato.

Per tale motivo, è necessario capire che solo modificando/migliorando i valori della singola giocatrice, si assisterà a una reale crescita dell’intero movimento. È un errore grossolano, quindi, ritenere di motivare la squadra, infondere sicurezza e creare una mentalità vincente senza arrivare realmente a conoscere la parte più importante della squadra, la singola giocatrice estrapolata dal collettivo.

Dalla formazione all’auto-allenamento

I buoni allenatori motivano e insegnano, i tecnici illuminati e illuminanti permettono anche alle giocatrici di avere voce in capitolo nella loro crescita. Questo per sviluppare – attraverso una lavoro modulato nel tempo – la capacità di auto-valutazione e auto-allenamento. Il feedback sarà fondamentale e a doppio senso. Per un tecnico inesperto, o vittima del proprio ego, è complesso questo ragionamento. Il concetto è far divenire le atlete delle giocatrici responsabili di quello che succede in termini di processi allenanti. In un programma didattico strutturato, dovrebbe esserci una certa dose di flessibilità per permettere alle giocatrici di avere voce in capitolo su come si allenano e come gestiscono alcuni “contenitori” del training stesso.

Ad esempio, il riscaldamento è un momento determinante che si presta molto all’individualizzazione. Infatti, le atlete possono ricercare, coadiuvate dal tecnico, una strategia per ottenere un’attivazione mentale e fisica che consenta di essere pronte per l’avvio della seduta. E lo stesso vale per il pre-gara. In questo particolare e delicato momento le giocatrici dovrebbero provare a esprimere le loro esigenze, ovvero ciò che le fa sentire bene. L’allenatore, allo stesso tempo, potrebbe spingerle a riconoscere e applicare alcune specifiche tecniche di concentrazione, quali ancoraggi, fissazioni, visualizzazioni e ripetizioni. Per quanto concerne l’allenamento, col tempo potrebbe accadere che le stesse atlete richiedano progressioni di lavoro al fine di migliorare aspetti in cui si sentono carenti, oppure variabili tattiche più complesse, forti della capacità sviluppata nel gestire la propria competenza e la propria crescita per il bene collettivo.

Il lavoro fisico

Lo studio degli interessanti lavori, ad esempio, di Zaciorskij, Verkhoshansky, Platonov, Matwejew o Costill (ma anche altri importanti autori), può essere un’ottima premessa per impostare l’intervento per queste finalità. Il tecnico deve tuttavia tener presente che l’abbinamento di più capacità non provoca sempre una somma di adattamenti ma, al contrario, può causare una sottrazione. Se gli stimoli allenanti sono vari e indirizzati a tutte le capacità, l’organismo viene confuso e non sa quale risposta dare a tali sollecitazioni. Pertanto, è uno sbaglio cercare di allenare sempre tutto: il rischio è di fare tanto e in malo modo. Quindi, con risultati scadenti.

Considerato questo aspetto primario, occorre considerare che sono ancora pochi gli studi mirati sulla prestazione calcistica della donna. Possiamo comunque affermare che l’attività fisica che svolge la calciatrice è caratterizzata da movimenti di tipo “intermittente” e con cambi di direzione, ossia azioni effettuate ad alta intensità intervallate da momenti di recupero. La condizione, quindi, che si può accrescere mediante una serie di carichi esterni che influenzano quello interno, può essere interessata con proposte specifiche oppure più generali, che comunque tengano conto del modello prestativo. Si consiglia pertanto, di agire sia senza sia con palla. Senza dimenticare che anche le proposte tecnico- attiche hanno un “peso” importante sulla condizione.

Uno degli obiettivi, dunque, è ricercare lo stato di forma sportiva massima, che è un fenomeno di durata limitata. È però recuperabile e la sua perdita è un momento determinante per raggiungere un livello più elevato nel ciclo seguente. Ciò avviene grazie a un’alternanza tra carichi di dimensione, intensità e volume diversi, con programmazioni progressive e continuative.

Programmare il precampionato

Quali sono le linee guida per pianificare questo importante periodo stagionale? Di seguito, alcuni suggerimenti:

  • nell’organizzazione del microciclo, l’elemento più importante è rappresentato dal giusto alternarsi degli sforzi e delle pause;
  • nella pianificazione di un mesociclo, il massimo rendimento (forma massima relativa) è raggiunto quando si comincia ad aumentare l’intensità del carico dopo avere svolto un microciclo d’assimilazione o scarico;
  • in prossimità di partite particolarmente importanti è necessario rafforzare la “curva di rendimento” per la ricerca di un momento di forma;
  • la pausa di recupero è essenziale per la singola prova, per una sessione completa o per cicli di sedute; ogni 3 allenamenti è consigliabile introdurre un giorno di riposo; il training non è una questione solo di quantità, ma soprattutto di qualità;
  • l’obiettivo primario è ottenere un rendimento elevato il più presto possibile; la muscolazione in palestra potrebbe essere poco adatta alle necessità del calcio;
  • fino all’età di 15-16 anni circa, nel training devono trovare posto esercitazioni tecniche, tattiche e fisiche;
  • dopo i 16-17 anni, la giocatrice deve essere allenata come una “specialista”, sia che giochi nella massima serie o nei dilettanti;
  • la giocatrice deve esercitarsi in modo finalizzato ai bisogni e alle caratteristiche dell’impegno agonistico della gara e non su tutte le capacità condizionali e meccanismi energetici.


È chiaro che poi vi sono anche indicazioni più legate alla sfera calcistica (tecnico-tattica). I consigli principali, da questo punto di vista, sono:

  • un lavoro completo di preparazione dovrebbe durare 40 giorni complessivi, con i giusti riposi come indicato in precedenza (uno ogni tre giorni circa);
  • occorre prestare attenzione all’inserimento di doppie sedute giornaliere in quanto i carichi potrebbero risultare troppo elevati per atlete non abituate a tali sforzi; inoltre, è indispensabile considerare sempre quante sessioni si faranno durante la stagione nella settimana tipo per dare una corretta logica al lavoro;
  • i primi allenamenti devono avere pause abbastanza lunghe tra una proposta e l’altra;
  • le dimensioni dei campi per le diverse esercitazioni devono essere in principio più ampie per non sollecitare troppo la muscolatura in termini di forza specifica (dovuta ai numerosi cambi di direzione, ad esempio) e via via diminuire col tempo;
  • avere cura del riscaldamento, inserire proposte di core stability, non esagerare con le esercitazioni di tecnica analitica subito a inizio sessione. Infatti, queste – anche per via dell’alta motivazione data dal periodo – possono portare a ritmi troppo alti e diventare pericolose in termini di infortuni; ad esempio, 20’ di messa in azione, un pallone a testa, prevede numerosi cambi di direzione, accelerazioni, gestualità specifiche che possono condurre a intensità non volute;
  • puntare sul lavoro situazionale con tempi di recupero abbastanza lunghi nei primi giorni di precampionato; non esagerare con giochi di posizione (i jolly lavorano a intensità superiore ai compagni), possessi palla o small-sided games; questi, al contrario, nella seconda parte della preparazione sono un’ottima soluzione;
  • sviluppare da subito elementi collegati al sistema di gioco, che sarà la vera “anima” del proprio undici. È chiaro che bisogna analizzare le peculiarità delle giocatrici a disposizione prima di decidere il “senso tattico” della squadra; solo se in sede di “mercato” (cosa difficilissima) si possono scegliere le calciatrici che si desiderano, si può partire dalle proprie convinzioni (sistema di gioco) e non adattarsi alle caratteristiche dell’organico;
  • nella seconda parte del periodo, vicino ai primi impegni, sviluppare le palle inattive;
  • le amichevoli sono fondamentali. È necessario che siano di difficoltà crescente (vanno bene al principio anche con squadre di settore giovanile) e devono garantire un minutaggio simile a tutte le giocatrici; in caso contrario, inserire proposte aggiuntive a fine gara.
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