La Coppa dei centrocampisti
La relazione tra centrocampisti, moderni, e attaccanti, di manovra, si sta dimostrando fondamentale dal punto di vista tattico in questo Mondiale secondo Vanni Sartini, allenatore dei Vancouver Whitecaps. I primi sono giocatori universali, di corsa, tatticamente intelligenti, che sanno attaccare lo spazio in avanti. I secondi elementi che aiutano lo sviluppo tattico del gioco, che muovono la difesa rivale facilitando inserimenti e tagli in verticale dei compagni.
Vanni Sartini è stato uno dei primi collaboratori della nostra rivista con il ritorno di Ferretto Ferretti come direttore. Lavorava al Settore Tecnico di Coverciano, ha scritto diversi articoli tattici per noi, oltre a un libro sulla preparazione precampionato per gli adulti, poi… si è trasferito negli Stati Uniti. Ha lavorato per la Federazione prima di ricevere la chiamata dei Vancouver Whitecaps (MLS), dove, dopo aver ricoperto l’incarico di secondo e responsabile del settore giovanile, l’anno scorso ha assunto il ruolo di allenatore della prima squadra. La stagione in MLS è finita in anticipo per via dei Mondiali, ripartirà a febbraio con il primo impegno ufficiale. Per “ingannare l’attesa” ha seguito, per noi, il Mondiale in Qatar concentrandosi sulla tattica.
Vanni, parliamo della tattica del Mondiale. Cosa ci ha detto la Coppa fino a questo punto?
«È una manifestazione per nazioni, non di club. Difficile trovare tendenze e soluzioni tattiche collettive nuove. Tra l’altro non c’era molto tempo per prepararsi. Posso dirti che il Mondiale rappresenta la conferma di quanto sta accadendo nei club, quindi di un calcio che va verso l’attacco della linea da parte di centrocampisti di gamba e qualità. Questo per contrastare l’altro numero di squadre che prediligono una difesa bassa, fatta di tanta densità. Abbiamo visto la fase a gironi, dove si sono affrontati undici molto forti e altri meno, con quest’ultimi che per lo più hanno pensato a difendersi. Vedremo poi cosa accadrà dagli ottavi in poi…»
USA e Inghilterra
Chi ti ha sorpreso?
«Forse la squadra che conosco meglio, gli Stati Uniti. Hanno centrocampisti moderni, di gamba e tecnica. Adams palleggia ma è capace anche di pressare il play rivale, Musah e McKennie sanno fare tutto, soprattutto inserirsi in zona gol (nella foto 1 Musah si inserisce senza palla sul lato opposto) e oltre la linea rivale. Davanti poi c’è un centravanti che copre tutto il campo consentendo alle ali di essere pericolose, Pulisic e Weah. Inoltre, attaccano con tanti uomini l’area, sono aggressivi subito in non possesso, rischiando parecchio anche coi due centrali difensivi che restano molto alti. Insomma, una squadra tatticamente moderna e combattiva, ma con tecnica e idee.»
Se ti dico Inghilterra, invece?
«Ti rispondo che hanno il giocatore simbolo di questa tendenza, quella dei centrocampisti a tutto campo. L’uomo copertina. Bellingham, 19 anni. E per sfruttarlo al meglio c’è Kane che funge da centravanti anomalo, di manovra (nelle foto 2 e 3, Kane basso e Bellingham che va sopra). Muove le difese per consentire gli inserimenti (un esempio nella foto 4 con Bellingham che si inserisce senza palla). Guarda, la maggior parte delle squadre è molto organizzata in non possesso, quasi tutte lavorano “a uomo nella zona”, solo l’Arabia agiva a zona pura. E a quattro elementi. Quindi, serve, tatticamente parlando, qualcosa di diverso per mettere in crisi i meccanismi difensivi. Un attaccante statico davanti, per quanto forte, non ha funzionato molto in questo momento. La scelta su questi elementi è caduta soprattutto a gara in corsa, in situazione di emergenza.»
L’Inghilterra gioca contro il Senegal…
«Che, per me, poteva essere la sorpresa del Mondiale prima di iniziare. L’infortunio di Manè ha cambiato un po’ la situazione. Comunque sono solidi dietro con Koulibaly, difendono bassi e in modo aggressivo.»
Francia e Argentina
Non è il Mondiale delle ali, ma quello dei centrocampisti: Francia e Argentina però…
«Hanno caratteristiche diverse. I campioni in carica hanno un obiettivo: mettere la palla là davanti nel modo migliore affinché i fenomeni che schierano possano vincere il duello con l’avversario diretto. Mbappé (nelle foto 5 e 6 in duello 1>1 nella partita contro l’Australia in una zona esterna), Griezmann, Dembelé sanno fare la differenza. Per il resto, propongono un calcio redditizio, ben congegnato con tante individualità di spicco.»
E l’Argentina?
«Gioca in modo asimmetrico. Da una parte c’è Di Maria che funge da ala vera e propria e lavora di coppia col terzino. Dall’altro lato del campo c’è Mac Allister, che si accentra molto, dà equilibrio, libera la corsia per l’esterno basso e soprattutto fa densità centrale insieme all’attaccante di turno, ad esempio Alvarez contro la Polonia (nella foto 7 molto interno con palla, con Acuna che occupa la corsia, Alvarez che funge da prima punta e Messi arretrato a sostegno; nella foto 8 si inserisce senza palla: si può notare Di Maria in ampiezza sul lato opposto). Così Messi può arretrare e cucire il gioco o finalizzare in prima persona.»
Questa è la prima parte di un’intervista sulla tattica del Mondiale, a breve uscirà la seconda.
Autore: Luca Bignami. Ha collaborato Alberto Nabiuzzi.
Si ringrazia per i frame InStat, per la foto di copertina Italyphotopress.