Psicologia: alleniamo l’agonismo

Psicologia: alleniamo l’agonismo

Il calcio, come ogni sport di contatto, prevede l’uso di un’aggressività sana che spinge il calciatore a superare l’avversario. In che modo allenare questa componente caratteriale nei ragazzi e negli adulti.

In questo articolo si parlerà del necessario agonismo e della sana aggressività utili nel calcio; la premessa è che quasi tutti gli sport di situazione prevedono una motivazione di base alla lotta per superare le difficoltà prima, l’avversario poi.

Le definizioni
Per dimostrare quanto detto partiamo dalla definizione di aggressività che importanti studiosi hanno danno nel tempo; tra questi vale la pena di citare Lorenz che nel 1969 definì l’aggressività come un’esigenza innata di tutte le razze animali, dunque anche dell’uomo. Questa teoria etologica, nata studiando il comportamento di molte specie animali, attribuisce l’origine all’istinto e sostiene che l’aggressività non si può eliminare, ma si può incanalare e dirigere verso forme di scarico non pericolose come attività sportive, artistiche e via dicendo. Lorenz sarebbe d’accordo nel dire che lo sport è un bell’espediente che l’uomo ha inventato per costringere l’aggressione su binari innocui.

Un altro modello teorico interessante è quello di Dollard & Miller (1939): per loro, l’aggressività distruttiva è sempre una risposta indotta da una situazione frustrante che si genera quando la persona non riesce a raggiungere obiettivi ritenuti importanti, a causa di ostacoli di diversa natura che giudica non superabili e/o ingiusti.

Berkowitz (1967) prosegue su questa linea e arriva alla conclusione che la reazione che segue la frustrazione non è necessariamente di aggressività distruttiva, ma è sicuramente una disposizione favorevole a questa. L’autore sostiene, quindi, l’esistenza di un legame tra “emozione negativa” e comportamento aggressivo. Semplificando il tutto, a un “evento a rischio” (come può essere una provocazione subita da un calciatore durante una partita molto tesa) segue un’emozione forte che determina nella persona un’altissima attivazione; il calciatore sceglie come reagire alla provocazione guidato dalle sue esperienze passate e secondo quelle che pensa siano le sue capacità di agire sotto pressione.

Tale processo, nello sport, avviene in breve tempo e sfocia nel com- portamento messo in atto. Stimoli spiacevoli come una forte frustrazione danno luogo a sentimenti negativi che evocano istintivamente due reazioni:
attacco (aggressività smodata e rabbia);
fuga (“evitamento”, “tirarsi indietro” e paura).

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