Anche ad alto livello è determinante insistere sulle qualità tecniche e di tattica individuale per migliorare i giocatori e renderli di conseguenza più efficaci in partita.
Il pomeriggio del sabato è appannaggio di mister Roberto Venturato, tecnico del Cittadella. Nato in Australia da genitori italiani, lascia presto il calcio professionistico decidendo di intraprendere la carriera da allenatore. Lavora coi giovani, passa agli adulti e… da cinque anni ha trovato una realtà a sua misura nella piccola cittadina veneta. Qui due imprese importanti: una riuscita, ovvero la promozione in Serie B; la seconda, sfumata sul filo di lana, quella in A l’anno passato, svanita perdendo la finale con l’Hellas Verona. Con altre due fasi finali dei play-off ottenute in precedenza. Affascinato dal calcio totale dell’Olanda del ‘74, nella sua relazione parte spiegando come la sua filosofia prende spunto da quella: l’identità è definita dalla creazione di un progetto di gioco con una precisa base strategica in cui i calciatori interpretano uno spartito a loro dato. Giocatori quindi protagonisti di un qualcosa preparato e conosciuto da tutti. Il mister considera… «La rosa una risorsa da cui attingere l’interprete migliore in quel dato momento o per quella partita, con la certezza che – avendo una strategia e un’identità definita – ogni elemento sarà in grado di esprimersi al meglio.»
Nel pensiero tattico di Venturato, il recupero dello spazio e del tempo sono ricercati costantemente e delineano il profilo di una squadra alla perenne ricerca di offendere, interpretando un calcio propositivo e ben strutturato. Per sviluppare il gioco in cui crede, il tecnico spiega di aver bisogno di… «Un linguaggio comune e di giocatori con grande capacità tecnica. Saper ricevere, orientarsi correttamente e trasmettere palla con un’elevata padronanza rimane fondamentale.»