I comportamenti tipici di un esterno alto di un 4-3-3, le caratteristiche del ruolo e come affrontare i sistemi di gioco più utilizzati. La variante con due trequartisti.
Per parlare degli esterni alti nel 4-3-3 vorrei partire dal Barcellona, una squadra che diciamo ha portato nuovi concetti di gioco per gli interpreti di questo ruolo. Quando ero con Rijkaard, i due elementi che agivano sulle corsie si chiamavano Messi e Ronaldinho. Avevano caratteristiche differenti e connotavano la manovra collettiva. Il primo partiva da destra e tagliava sempre dentro il campo per ricevere palla. La voleva sui piedi, per poi innescare combinazioni di gioco con Eto’o, il quale attaccava gli spazi tra i difensori, oppure si accentrava per dribblare e concludere. Il secondo preferiva rimanere largo, riceve il pallone e puntare l’avversario di turno in 1>1. Rappresentano in pratica due tipologie di esterni alti, che nel calcio moderno si sono allontanati sempre di più dalla classica ala che punta il fondo per crossare. In particolar modo, col 4-3-3. Un’ulteriore peculiarità che devono avere questi calciatori è quella, che probabilmente allora ci mancava al Barca, di attaccare lo spazio in verticale, cosa che con il passare del tempo è stata ben interpretata da elementi come Sanchez o Pedro Rodriguez. Riassumendo, gli esterni alti di questo sistema di gioco devono:
• saper tagliare dentro il campo tra le linee;
• essere abili nell’uno contro uno;
• attaccare lo spazio in verticale.
E aggiungiamo l’abilità di chiudere a rete quando si trovano sul lato opposto rispetto allo sviluppo dell’azione. Perché, in linea di massima, la zona sul secondo palo è di loro competenza.
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