Lo splendido intervento in aula e sul campo di Andrea Biffi che al nostro Master ha voluto portare i bambini, con il collaboratore Simone Ciboldi, che ha allenato nell’ultima stagione. Per una festa incredibile.
«Gli allenamenti che preferisco sono quelli che a un certo punto ricordano le feste patronali del Santo del paese, dove trasuda da ogni angolo quel clima del “che bello stare tutti insieme” e che senza rendersene troppo conto, ci si ritrova a remare inconsapevolmente tutti dalla stessa parte. È quell’atmosfera da festa composta, fatta di sorrisi, musica, chiacchiericcio e tanto gioco che mi piace ritrovare con i bambini; ogni tanto potrebbe capitare che qualcuno “sbraghi fuori” per via di qualche animo un po’ troppo acceso, ma la cosa si risolverebbe con la medesima velocità con cui si è scaturita, lasciando spazio in un batter di ciglia alle risate e a nuovi scherni.»
Così racconta la sua idea, messa in pratica a inizio luglio, nella fantastica cornice di Coverciano, Andrea Biffi, allenatore dell’attività di base del Monza, nostro collaboratore, uno dei massimi esperti di allenamento coi più piccoli: con lui abbiamo celebrato velatamente Sant’Antonio da Padova e la leggenda che lo accompagna, quella della lingua del santo. Infatti, le finte del circo di Coach Biffi hanno lasciato per una volta le luci della ribalta alla solennità del gioco collaborativo, che si è manifestata con la voce, con le azioni e le intenzioni dei bambini.
I piccoli-grandi giocatori di Coach Biffi: Riccardo Testa, Mattia Mirrione, Aron Lala, Liam Kaja, Gabriel Puglisi, Gregorio Papetti, Thiago Acosta Colombo, Nicolò Izzia, Tommaso Biscaro, Edoardo Caputo, Alessandro Serratore.
È particolarmente importante, prima di iniziare, ricordare quanto la comunicazione verbale e non verbale sia fondamentale in qualsiasi tipo di gioco: «L’armonia e i contrasti che si generano attraverso le forme di collaborazione sono spesso elementi che influiscono sulle dinamiche di crescita nei bambini, ed è in tal senso che il gioco assume la sua forma più aurea: quella socio-educativa». Il clima di festa che hanno contribuito a nutrire con diverse esercitazioni, rivolge principalmente lo sguardo ai duelli cooperativi e alle prime forme di collaborazione e comunicazione.
Mai dimenticarsi di come ci si diverte da soli
«Mai, mai, smettere di dribblare – afferma Biffi. Prima, dopo o durante, ricordo sempre quanto sia importante inserire nella seduta continui richiami sulle tecniche di dribbling e sui duelli puramente individuali. Non è come andare in bicicletta, qui, ci si dimentica in fretta di saper pedalare in un certo modo; quindi, l’uno contro uno va inserito sempre, in ogni allenamento e anche le finte dei campioni devono essere ripetutamente risvegliate e incrementate per non perdere di efficacia.»
Al via della festa, quindi, Andrea e i suoi ragazzi hanno scaldato i motori con un bel 1>1 Iniesta (articolo apparso sul mese di giugno di questa rivista e sul sito, ndr), non troppa roba, giusto un assaggio per prendere confidenza con il pallone, il campo, le porte e i compagni. Un consiglio da parte del relatore: «I primi duelli dell’allenamento viviamoli proprio in tal senso, che siano collaborativi o individuali, lasciamo i giocatori il più liberi possibile. È il sound check dei nostri musicisti, dove accordano e strimpellano gli strumenti per prenderci la mano e sperimentare qualcosa di nuovo». Consiglio numero due: «La presenza dell’allenatore e la sua “parola” sono fondamentali anche in questo momento, per il bambino trovare armonicamente il ritmo appropriato per cominciare la seduta è fondamentale e il tecnico deve dare il suo tangibile contributo affinché il tutto non si realizzi casualmente».
Per avere un’idea più precisa, la durata del duello individuale proposto è stata di 6-7’; file corte (4-5 allievi per partenza) e massima intensità. Dopo qualche minuto, è stata inserita una parte vincolante, semplice e coerente con il tema generale, per dare subito un taglio ben preciso alla giornata: il duello 1>1 viene così preceduto da un passaggio eseguito dal calciatore difendente (con l’interno del piede) e il seguente controllo libero effettuato da quello attaccante (figura 1).
Attenzione, il vincolo introdotto non è di poco conto: per collaborare al meglio con i compagni, non dimentichiamoci di affinare con continuità e meticolosità i gesti grazie a cui è materialmente possibile interagire: il passaggio e controllo. In questo caso si è richiamato un gesto nella sua semplice forma analitica prima di effettuare il duello. Non è stato fatto altro che unire una parte vincolante (che impratichisca i nostri allievi attraverso la continua ripetizione del gesto) a una totalmente libera (il duello).
Aggiungi un posto a tavola
«Non sarebbe una vera festa se si continuasse a stare sempre e solo da soli – prosegue il mister; se da una parte l’invito a saper fare da sé non deve essere mai dimenticato, allo stesso modo va coltivata con i giusti modi e i giusti passi la scoperta della convivialità, del collaborare felicemente insieme, del sapersi divertire con un amico.» Anche in questo caso è attraverso la scoperta libera del proprio agire che gli allievi dovranno innamorarsi del giocare con il compagno “quando serve”.
Seguendo questo criterio, il compagno (e implicitamente la collaborazione) viene inserito con discrezione, i bambini devono scoprirne i vantaggi di un’eventuale partecipazione al loro “fare”. «Se prima stupire con una finta era il mantra, ora ad affiancare quest’idea deve farsi largo anche l’agire collaborativo creativo – dice Andrea. Il compagno deve essere visto come un potenziale in più, un’ulteriore arma nel proprio bagaglio di azioni di gioco da sciorinare al momento desiderato, in sostanza un bambino dovrebbe prendere coscienza del fatto che… “Posso far da solo, posso farmi aiutare e in particolare in questo caso posso: fare un uno-due, un colpo di tacco smarcante, un assist, uno scarico, un cross…”.» La discrezione di cui accennavamo prima sta nell’inserire la collaborazione sotto forma di jolly, con un vincolo, il solito: il gioco comincia immediatamente con un passaggio al jolly, il quale scarica nuovamente al compagno e poi… via libera al duello.
«Anche in tal caso l’allenatore attraverso le sue parole può incidere sulle nuove strade da battere, esaltando ad esempio chi cerca il compagno o sottolineando quanto un’azione cooperativa sia stata talmente elettrizzante da meritare un applauso; questo non farà altro che promuovere nel bambino la voglia di collaborare così da ricevere gli ambiti complimenti dall’allenatore (figura 2 – duello 1>1 + jolly).»