Cosa significa accettare la sfida di sbagliare per… migliorare. Per crescere in un mondo non ovattato. Il parallelo tra genitore e allenatore ci può portare a considerare in modo differente “pericolo” e “rischio”.
Premessa: ho iniziato questo articolo pensando al calcio, a quanto sia utile lasciar sperimentare finte, dribbling e duelli al bambino, soprattutto quando è nella fase di egocentrismo; ho pensato all’importanza di “rischiare”, di insistere sulla “presa di responsabilità” di un dribbling piuttosto che di un passaggio di scarico o alla decisione di superare un avversario con un uno-due affidandosi a un compagno.
Si tratta di allenare le scelte, di accettare il rischio che la decisione in quel dato momento non sia quella giusta, consapevoli però che solo attraverso l’errore il bambino o il giovane giocatore potranno sperimentare e interiorizzare un qualcosa che in futuro permetterà loro di risolvere la situazione. Certo, è necessario sperare che quel rischio non abbia conseguenze “letali”, specie nelle categorie in cui il risultato ha una certa importanza. Sperare che quella situazione, tanto allenata e anche tanto sbagliata in partita (subendo gol magari), finalmente si riesca ad attuare positivamente con la gioia di essersi migliorati e di essere diventati migliori. Ho incominciato con questa idea, considerando che vi sono pochi bambini o ragazzi che si prendono rischi nel gioco; poi ho collegato il concetto alla figura del genitore in rapporto al rischio stesso. Quindi all’allenatore.
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