Come rendere “analitica” un’esercitazione situazionale? Proposte pratiche per insegnare il gesto tecnico attraverso il gioco, manipolando le regole e stimolando i ragazzi a un apprendimento mediato dalle richieste spazio-temporali e cognitive dettate dal contesto.
Secondo una moderna definizione, l’allenamento è il mezzo attraverso cui realizzare il potenziale genetico di ciascuno. Ogni sportivo, per emergere, deve essere esposto alla corretta combinazione di diversi fattori ambientali che influiscono positivamente sulle sue prestazioni. Il livello di abilità raggiunto da un atleta è positivamente correlato al volume di attività sport-specifiche effettuate durante gli allenamenti settimanali (in media i calciatori che raggiungono livelli internazionali iniziano a giocare a 5 anni e accumulano 5.000 ore di attività entro i 15 anni di età).
Per aumentare le probabilità che un giocatore abbia prestazioni d’élite è necessario anticipare l’età di avvio dell’attività organizzata (allenamento o gare) così da avvicinarsi al picco della prestazione prima dell’età adulta. Questo principio è noto come specializzazione precoce ed è valido per tutte le discipline individuali. Negli sport di squadra, invece, sono emerse conseguenze potenzialmente negative, quali ad esempio l’abbandono della pratica sportiva (burn-out o drop-out) durante l’adolescenza. Al contrario, prendere parte a un considerevole volume di ore di attività in forma di gioco contrasta le conseguenze negative a livello motivazionale dovute all’eccesso di pratica. Inoltre, è stato verificato che per un bambino è più probabile sviluppare prestazioni importanti nel tempo se viene coinvolto in un volume maggiore di ore di gioco non strutturato, piuttosto che sottoposto ad alte concentrazioni di attività formale. Infine, la partecipazione ad altri sport molto spesso facilita l’ottenimento di prestazioni di vertice nel lungo periodo.
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