Quei pazzi dell’uno contro uno

Quei pazzi dell’uno contro uno

Andrea Biffi

Dovremmo essere fautori della tecnica straordinaria e di quei prodigi eseguiti con la punta e il tacco e di tutte quelle magie fatte per nascondere il pallone. La soluzione? “Ammalarci” di duelli. Il duello (in particolare quello dell’uno contro uno) può essere uno strumento senza pari per coltivare un mondo sconfinato fatto di tecnica, scelte, aspetti motori ed esperienze emotive; inoltre, è un’esperienza molto vicina alla realtà del gioco, senza dimenticare (se “apparecchiato” in modo adeguato) quanto possa risultare divertente, motivante e accattivante per bambini, ragazzi e adulti. L’allenatore deve (almeno in una parte dell’allenamento) predisporre dei campetti in serie dove proporre “a cannone” il gioco del duello, quel gioco che nel nostro immaginario collettivo tanto ci riporta al mood della strada. Ma attenzione: c’è una sostanziale differenza tra la strada e l’allenamento. Perché l’esperienza del duello (figura 1) diventi educativa, non può essere solo e soltanto libera (come accade in strada), ma deve presentare degli elementi condizionanti, atti a indirizzare il percorso formativo del giocatore.

Cosa intendiamo per elementi condizionanti? Fondamentali tecnici parzialmente indotti come: passaggi, finte, controlli… che perfezionino la gestualità grazie alla ripetitività e allo stesso tempo ne migliorino la comprensione, attraverso la sperimentazione diretta in un’ambiente controllato.

Le esercitazioni libere e parzialmente condizionate

Da sempre sostengo che non basta mettere un bambino di fronte all’altro per affermare di lavorare sull’1>1. Sarebbe troppo semplice o meglio, non può e non deve essere sufficiente. Agli allievi vanno fornite le armi necessarie per affrontare al meglio i duelli individuali, potremmo discutere magari le modalità di insegnamento ma non la valenza di fornire ai bambini quel qualcosa in più che aumenti il loro ventaglio di scelte e soluzioni. Nel caso dei duelli individuali le cosiddette armi possono essere i dribbling dei grandi campioni, argomento che ho trattato più volte su questa rivista e sul libro che ho preparato quattro anni fa; dalle girandole di Zidane, alle “doppie forbici” di Ronaldo il Fenomeno, passando per le combinazioni più impegnative di Neymar & co, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Pensate ad esempio di predisporre un duello 1>1, con l’obbligo (prima di effettuare un punto) di sperimentare almeno una delle due finte scelte dall’allenatore: “Bene bimbi, prima di fare gol, dovete farmi vedere una chop o una Rivelino, o magari entrambe, in più, tutte quelle altre finte che volete… vediamo chi è il più coraggioso!” Insomma, queste condizioni hanno l’obiettivo di far sì che i bambini non si accontentino di ciò che è più comodo, ma che alzino pian a piano la propria asticella.

Nell’esempio appena riportato, l’esercitazione viene predisposta affinché la parte vincolante venga messa in atto durante il duello a discrezione del giocatore; potrà avvenire immediatamente dopo la partenza, in prossimità dell’avversario o appena prima di far punto. Il nostro obiettivo è che eseguano quel particolare gesto e prendano confidenza con qualcosa che solo poco prima non avrebbero neppure sognato di compiere in campo (figura 2).

Oltre alle tecniche di dribbling possiamo lavorare anche su altre gestualità all’interno di un duello, come ad esempio il passaggio e il controllo. In tal caso il duello viene preceduto da una prima parte condizionata nella quale l’allenatore chiede una serie di gesti tecnici ben precisi (passaggio e controllo) e, a seguire, nella seconda parte i giocatori potranno invece dare libero sfogo alla loro creatività sperimentando qualsiasi forma d’azione per superare l’avversario e fare punto. In sostanza l’esercitazione viene divisa in due parti: una vincolata e una libera. Nella prima l’attenzione dell’allenatore è sulla precisione dell’esecuzione tecnica, nella seconda si spalancano le porte all’istinto e alla creatività degli attori (figura 3).

Un’altra dimostrazione di quanto si possa arricchire un duello di gestualità lo possiamo trovare alla soglia della partenza: il gioco comincia con un movimento a “V” del giocatore in possesso del pallone. Pensate ai benefici che porterebbe la ripetitività di un gesto se richiesto a ogni “via” e che col tempo diventerebbe sempre più automatica, precisa, rapida e funzionale. Attenzione però, in particolare nei bambini, i condizionamenti non devono essere visti dall’allenatore come la maniera più comoda per raggiungere l’obiettivo, oppure la scappatoia per il successo immediato, tutt’altro. Devono essere l’escamotage per ottenere e coltivare quei fronzoli che poco richiediamo, sono quegli obblighi che fanno tenere di più il pallone ai bambini e li fanno uscire dalla loro zona di comfort, sono quei rischi che possono permettersi di affrontare senza che nessuno li aggredisca verbalmente. È fare il tocco in più o proteggere la palla ancora un po’, è sviluppare coraggio con il pallone tra i piedi, è la pazienza degli istruttori di aggiungere e non di togliere.

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