Come sfruttare i tempi di “recupero” dopo un’esecuzione tecnica per allenare la coordinazione.
Una delle problematiche maggiori delle realtà giovanili è legata all’apparente poco tempo a disposizione per l’allenamento. Il fatto che i giocatori di club professionisti si ritrovino, fin dalla tenera età, più di 2 volte (partite escluse) durante la settimana, mentre le squadre dilettantistiche faticano ad allenarsi quattro ore è spesso fonte di lamentele da parte degli istruttori delle piccole realtà. Questi ultimi, infatti, pensano che la “preparazione” che danno ai propri allievi non sia completa e si giustificano con un numero insufficiente di sessioni di allenamento.
Ecco che, quindi, numerose attività, tra cui quella coordinativa e psicocinetica, vengono in parecchi casi tralasciate per dedicarsi maggiormente a esercizi più direttamente collegati al “saper fare” calcistico e “specialistico”. Tuttavia, l’obiettivo di ogni tecnico è quello di far crescere i propri giocatori nel tempo, con gli spazi a disposizione e con gli strumenti utilizzabili. E di frequente questi tre fattori non vengono sfruttati appieno.
Niente “pause”
Uno dei concetti fondamentali per la buona riuscita di un allenamento, il cui obiettivo ultimo deve essere la crescita dell’atleta, è legato all’assenza di momenti “morti”. Un’ora e mezza di training, specie nel caso di allievi molto giovani, è più che sufficiente se le attività vengono svolte a buona intensità (correlata all’età) e le pause ridotte al minimo. Ecco che un’ottima capacità organizzativa è essenziale per l’istruttore. Un utile “stratagemma” per perseguire le finalità che talvolta si tralasciano è quello di usare la fase di passaggio da un punto e l’altro dell’esercizio. Infatti di norma, in una proposta composta da diverse “stazioni”, gli allievi, terminata la loro giocata, tendono a raggiungere la fila successiva di corsa o, ancora peggio, camminando.
Così facendo la fase di spostamento non è allenante per il calciatore, che anzi può addirittura intralciare il lavoro dei suoi compagni passando in mezzo al campo d’azione. Al contrario, se venissero inserite delle brevi parti, ad esempio coordinative, vi sarebbero dei benefici importanti. Innanzi tutto, si trova finalmente spazio per esercitare abilità, quali coordinazione ed equilibrio, che poco vengono interessate durante la seduta. In secondo luogo, l’allievo rimane concentrato anche una volta finita la propria giocata, ponendo subito l’attenzione a un nuovo obiettivo. Ciò fa sì che si interviene su un’abilità mentale che induce il giocatore a non concludere il proprio dinamismo, sia mentale sia fisico, dopo essersi liberato della sfera (aspetto importante anche in vista della partita in quanto spesso i giovani giocatori, dopo una giocata si fermano o aspettano non mettendosi a disposizione dei compagni). Infine, l’introduzione di questi micro-esercizi aumenta l’intensità globale dell’esercitazione e genera un ulteriore “stress” allenante.
Come agire
Le proposte possono essere varie e focalizzarsi su obiettivi differenti. A seconda dell’età degli allievi, infatti, si può lavorare sull’equilibrio, sulla coordinazione, sulla forza o sul controllo motorio. I principali strumenti sono i classici cerchi o conetti oppure, ad esempio, attrezzi propriocettivi, come bosu, fitball, skimmy e tutto quello che può riguardare la finalità della seduta. Tale metodica è ancora più efficace nel caso in cui vi siano due istruttori sul campo, con uno che segue la proposta principale, mentre il collega focalizza l’attenzione su questi micro-esercizi secondari. A corredo dell’articolo alcune esercitazioni incentrate su questa modalità operativa.
Le esercitazioni
Prima proposta
Il giocatore A conduce il pallone fino al centro del campo, trasmette a “B” per poi eseguire alla sua destra uno slalom tra i paletti e andare nella fila B. L’elemento B riceve la sfera dal compagno, la conduce fino al centro e trasmette al secondo calciatore della fila A per poi eseguire alla sua destra uno slalom e via dicendo. Lo stesso avviene per le file C e D: dopo aver trasmesso il pallone al giocatore di fronte alla loro destra, i bambini trovano varie esercitazioni di rapidità con i cerchi (figura 1). I giocatori che controllano la palla e la conducono al centro devono stare attenti a non incrociarsi coi compagni dell’altra fila, quindi l’esercitazione attiva il giocatore anche sotto l’aspetto cognitivo.
Seconda proposta
Il calciatore A trasmette il pallone a “B” e poi compie degli esercizi di rapidità con 4 over bassi prima di posizionarsi dietro “B”. L’elemento B orienta lo stop verso “C” e gli passa la sfera; poi, prima di raggiungere la posizione in fila C, effettua degli esercizi di rapidità utilizzando la speed ladder. Quindi, il calciatore C controlla e serve D per superare in seguito in rapidità i 4 over bassi. D ripete l’esercitazione dall’altro lato. La proposta si può sviluppare anche in senso antiorario in modo da lavorare con entrambi i piedi e si possono variare le modalità esecutive tra uno spostamento e l’altro. Nella figura 2 abbiamo scelto di insistere sulla rapidità utilizzando over e speed ladder.
Terza proposta
Il giocatore A trasmette il pallone a “B”. “A” effettua dei balzi nei cerchi a piedi uniti prima di andare nella posizione di “B”. Il calciatore B riceve, orienta e trasmette verso C e poi compie dei balzi monopodalici prima di dirigersi dietro a “C”. Questo orienta lo stop per calciare in porta; dopo aver concluso si posiziona dietro “D”, continuando il giro nel lato destro del campo. L’esercitazione si può svolgere anche in senso antiorario in modo da lavorare sulla bilateralità (figura 3).
Quarta proposta
Il giocatore A trasmette il pallone a “B” e svolge degli esercizi di equilibrio con il pallone per qualche secondo prima di prendere la posizione di “B”. Questo controlla la sfera e la serve a “C” per eseguire 4 balzi sulle meduse prima di dirigersi nella fila C (balzi a piedi pari, corsa sulle meduse o altri esercizi d’equilibrio in base al materiale a disposizione). L’elemento C, quindi, riceve il pallone stoppandolo verso la porta per calciare. Dopo la conclusione si rimette in fila dietro “A”. L’esercitazione si effettua nello stesso modo sul lato destro del campo (figura 4).
Quinta proposta
Il giocatore A trasmette il pallone a “B” e nella fase di spostamento lavora sulla rapidità con la speed ladder. L’elemento B orienta il controllo e calcia in una delle due porte in base al colore indicato dal collaboratore del mister (blu o rosso). Dopo la conclusione “B” si posiziona al posto di C. “C” gioca a “D” che tira a rete. Il calciatore C nello spostamento verso la fila D corre sui 4 bosu posizionati di fronte a lui. “D” una volta calciato si pone dietro “E”, che gioca il pallone a “F”. Questo calciatore conduce il pallone in slalom tra i coni prima di posizionarsi dietro “G”. Il giocatore E, nel frattempo, ha eseguito un lavoro di mobilità articolare con degli over alti. “G” riceve il pallone da F e lo passa ad “H”, che a sua volta orienta lo stop verso la porta e calcia. Il calciatore G, intanto, corre tra i paletti. “H” una volta tirato va dietro “A”. I giocatori in A, C, E, e G, trasmettono la palla contemporaneamente al segnale del via. Nelle stazioni centrali B, D, F e H è meglio posizionare un solo giocatore (figura 5). Si tratta di un’esercitazione con più obiettivi, sia tecnici (passaggio, ricezione, conduzione e tiro) sia coordinativi (rapidità, equilibrio, mobilità articolare, spazio tempo).
Autore: Marco Mingardi.
Foto: Michele Tusino.