Il divertimento è anche questo!
Lo sviluppo tecnico – in un percorso formativo dai 6 ai 16 anni – deve avere una sua gradualità, finalizzata al raggiungimento di innumerevoli piccoli traguardi per ogni fascia di età. Questa gradualità deve essere portata avanti tramite l’affinamento costante delle competenze tecniche, per sviluppare doti offensive che permettano poi, in gara, di crearsi spazi di gioco e di andare a rete con eleganti azioni individuali e di gruppo, anche quando pressati dalla difesa avversaria. E non sottovalutiamo mai il divertimento intrinseco nel tentare certe soluzioni: i giovani, spesso, non smettono di giocare per pigrizia e inerzia, ma perché non riscontrano quei miglioramenti tanto desiderati.
Potrebbero dedicarsi ad altre discipline proprio per scoprire azioni nuove e più divertenti di movimenti tattici collettivi e “aggressioni” costanti agli avversari. Per questo, creare l’entusiasmo e la gioia di una giocata potrebbe fare la differenza: è il divertimento, insieme al fatto di imparare cose nuove, che ci spinge a praticare uno sport. Nelle altre discipline sportive, poi, una particolare tecnica viene ripetuta innumerevoli volte in sede di allenamento. Al contrario, in media il giovane calciatore si allena soltanto 2-4 volte alla settimana, entrando in contatto con la palla soltanto per pochi minuti.
Per porre rimedio a questa carenza, la prima regola fondamentale è quella di insegnare a usare la palla in assenza di avversari, attraverso un lavoro sul trattamento della stessa, in modo da interiorizzare tutti quei prerequisiti tecnici coordinativi che saranno fondamentali nel gioco. Chiunque affermi che il calcio è uno sport semplice, dovrebbe riflettere su quante gestualità tecniche occorrono durante un incontro nelle svariate situazioni che si creano. Oggi, il calcio è sempre più veloce, dinamico e fisico, le squadre sono sempre più preparate tatticamente e c’è sempre più densità difensiva.
Ecco, perché, avere giocatori tecnicamente abili a districarsi in spazi stretti, attraverso virtuosismi , diventa fondamentale per conquistare campo e per giocate efficaci per la squadra. È indubbiamente più facile passare la palla a un compagno in posizione poco avanzata o mandare semplicemente il pallone in avanti confidando nella fortuna, ma il pubblico non va allo stadio soltanto per assistere a questo tipo di calcio. Gli spettatori si aspettano da una partita spettacolo: desiderano giocate di qualità e raffinatezza.
E bisogna lavorare in questa direzione fin da piccoli, per dare l’occasione a chi ha talento di provare ad arrivare in alto e a chi non lo ha di divertirsi con il nostro sport.
Serve tutto, ma non dimentichiamo la tecnica!
Il calcio, si sa, è un gioco di squadra, tuttavia, la coesione del collettivo dipende prevalentemente dalle capacità dei singoli membri. Sin da bambini i campioni hanno sfruttato il talento per vincere un duello, altri invece, anche dopo anni di attività, non ne sono ancora capaci. Perché non sono stati preparati per questo. In passato, quando la strada rappresentava ancora il primo terreno di gioco per i ragazzi, regnava un maggiore equilibrio fra il gioco di attacco e di difesa e tutte le abilità tecniche e le strategie per l’1>1 venivano imparate attraverso mini-partitine con gli amici.
Ora che il calcio viene giocato a un livello diverso che richiede un intenso allenamento. La condizione fisica e la preparazione tattica del giocatore hanno un’importanza superiore. Ciò non ha necessariamente un’influenza negativa, a patto che si uniscano a un eccellente bagaglio tecnico. Davanti alle prodezze di un fuoriclasse il calcio si trasforma in un sport avvincente, fantasioso artistico e creativo. Non sempre, però, il calcio viene vissuto con passione ed entusiasmo, questo perché, a volte, durante l’insegnamento viene data priorità alla teoria a discapito della spontaneità.
Le 4 aree didattiche
Il calcio è uno sport in grado di offrire, a una persona ricca di idee, fantasia e creatività, insieme a tante opportunità di divertimento. Tuttavia inibendo l’iniziativa, la spontaneità e la creatività, si rischia una grande standardizzazione di tutto il gioco. Per cercare di ottenere i migliori risultati nel minor tempo possibile, fin dalla tenera età, i bambini dovranno concentrarsi su quattro aree didattiche. Le elenchiamo di seguito:
- acquisizione di un perfetto e dinamico controllo del pallone (trattamento della palla) attraverso un contatto continuo piede-palla con tutte le superfici possibili. Così si interiorizzano quei prerequisiti tecnici, motori, coordinativi propedeutici a finte, cambi di direzione, arresti e ripartenze, dribbling frontali e dorsali, ricezione-trasmissione, radente e aerea; questo lavoro migliora la bilateralità, la flessibilità, l’elasticità articolare e la coordinazione;
- vittoria del confronto diretto con l’avversario, ovvero sviluppo di tutte quelle gestualità tecniche che poi in partita serviranno per vincere duelli e conquistare spazio, attraverso un apprendimento analitico delle gestualità sopracitate;
- superamento dell’avversario da soli o con l’aiuto di compagni di squadra – allenati i primi due punti (gestione della palla e confronto diretto), è il momento di trasferire determinate abilità tecniche all’interno dei giochi di applicazione con pressione totale, attraverso duelli di 1>1 e 2>2;
- creazione del maggior numero possibile di opportunità di andare a rete – significa allenare in ogni seduta il tiro in porta, associandolo ai gesti insegnati in precedenza.
Autore: Ivan Zauli.
Foto: Italyphotopress, Freepik.com, Sartoria fotografica.
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