La gestione sopraffina del pallone rappresenta un indubbio vantaggio per il giocatore di qualsiasi livello. I vantaggi di agire in tale direzione fin da piccoli e la progressione di attività.
Le migliori prestazioni delle squadre più forti di sempre non sono esclusivamente dovute al loro collettivo, alla preparazione atletica e a una buona impostazione tattica. Sempre più spesso la differenza viene fatta dalla “classe” e dalla qualità tecnica dei singoli. Un esempio tangibile è stato il Real Madrid guidato da Zidane, vincitore di tre Champions League consecutive dalla stagione 2015-16, un undici ricco di talento. Ma cos’è il talento?
Sicuramente è quella capacità che consente agli individui di realizzare azioni con apparente facilità. Rappresenta, però, anche l’abilità nell’apprendere velocemente. Pertanto, semplicità e naturalezza esecutiva insieme alla capacità di imparare fanno parte del talento stesso. Eppure, anche se è vero che un campione può emergere grazie al talento donatogli da madre natura, è altresì lampante come debba essere accompagnato tramite un lavoro mirato e costante nel tempo. Un esempio su tutti, della squadra appena citata, è stato il fuoriclasse Cristiano Ronaldo. Il miglior spot di come il talento venga preservato, se non incrementato, con il lavoro quotidiano e la cura dei dettagli. Sotto ogni punto di vista: tecnico, fisico, mentale, alimentare.
Dimostriamo!
Ma non tutti nascono con un talento straordinario. Infatti, molti ragazzi iniziano a giocare a calcio con “capacità” nella norma, ma non sviluppano mai quelle abilità tecniche necessarie per divertirsi nel gioco. Questo perché l’allenamento quotidiano è ormai più proiettato a un approccio globale e meno sullo sviluppo delle competenze tecniche individuali a 360°, soprattutto nell’età dell’oro della motricità – 6-12 anni – in cui si creano gli automatismi tecnici, attraverso la ripetizione nel tempo. Sono del parere, e la mia esperienza nel campo mi conforta in questo, che i mister, soprattutto nell’attività di base – età di massimo apprendimento delle abilità tecniche – debbano “svestire” i panni dell’allenatore per diventare dei maestri dimostratori di tecniche calcistiche.
L’allenatore/maestro di tecnica dovrebbe, lui per primo, essere in grado di saper fare in modo che i ragazzi possano apprendere efficacemente attraverso l’imitazione (modeling). Migliore sarà il modello imitativo, superiore sarà la risposta esecutiva da parte dei giocatori. E parlo anche di bambini che non possiedono un talento naturale cristallino, che difficilmente potranno diventare come Ronaldo. Ma che devono acquisire una tecnica sufficiente se supportati adeguatamente da un mister che insegni loro tutti i virtuosismi e le tecniche dei grandi giocatori. Solo così potranno divertirsi con il nostro sport. Senza tali abilità tecniche di base, infatti, la possibilità di esprimersi bene calcisticamente sarà resa vana. E se cambiamo ambito, basta pensare, ad esempio, a un musicista che non si esercita abbastanza con il suo strumento preferito. Non avrà mai la dimestichezza data da ore e ore di pratica individuale con lo strumento per far venire alla luce certi “virtuosismi”.
Alleniamo l’individuo e la sua tecnica
L’obiettivo di qualsiasi allenatore, quindi, è formare calciatori tecnicamente indipendenti e non dipendenti da noi allenatori. Difatti, attraverso un approccio didattico-creativo, incentrato sullo sviluppo delle competenze tecniche, i giovani calciatori così allenati potranno provare a esprimersi in maniera autonoma e scegliere la soluzione tecnica più efficace (secondo loro) durante il gioco. Ma per scegliere un qualcosa devono conoscerlo e sentirlo proprio! Inoltre, è indispensabile che abbiano anche la possibilità di sbagliare senza essere telecomandati da tecnici che si sentono protagonisti come quando giocano alla Playstation. Certo, i bambini/ragazzi rischiano di commettere diversi errori, ma la crescita passa certamente attraverso questi. Tale approccio, poi, consente al giocatore di migliorare la propria creatività, la fiducia in se stesso, l’autostima, il senso di responsabilità. Tutti aspetti che si rifletteranno, nel tempo, anche al di fuori dal campo da calcio.