Gli aspetti psicologici e formativi nell’età evolutiva. I comportamenti dell’allenatore in base alle fasi di sviluppo dei giovani giocatori.
Quando alleniamo in una scuola calcio la prima considerazione da fare è quella di rispettare il momento evolutivo che stanno vivendo i nostri piccoli atleti. Non chiediamo ai bambini di eseguire ciò che non possono mettere in atto perché non hanno ancora la giusta maturità psicologica per comprendere e per apprendere al meglio. In parole semplici, non trattiamoli come se fossero già grandi. Ricordiamoci che la maturità psicologica va di pari passo con quella del cervello e che dal suo funzionamento dipendono i processi mentali. Il cervello è composto da miliardi di neuroni che sono capaci di generare e trasmettere informazioni attraverso impulsi elettrici; grazie a questa moltitudine di connessioni, formano una intricata rete neurale. I circuiti nervosi dei bambini, possono essere paragonati alla grande “chioma” di un albero che deve prendere forma grazie alle esperienze che la vita offre. Infatti, le connessioni fra i neuroni, che vanno via via affermandosi nella testa per far lavorare al meglio il cervello, sono proprio quelle che vengono rafforzate dalle diverse esperienze. Questo processo non si verifica solo durante l’infanzia, ma continua anche nell’adolescenza avanzata. Ad esempio, le zone della corteccia frontale e prefrontale, che svolgono funzioni di pianificazione e organizzazione dei comportamenti, delle prese di decisioni, di regolazione dell’emotività e impulsività, maturano più lentamente rispetto ad altre aree cerebrali, e non prima dei 20-22 anni circa (Oliverio, 2004).
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