Scegliere la metodologia globale o quella analitico-situazionale in base ai gesti da allenare. Una serie di esercitazioni utili allo scopo.
In un momento storico particolare per il nostro calcio (eliminazione dai Mondiali, partite della nostra Serie A in cui nei 22 in campo a volte non viene schierato nemmeno un italiano…) tra le critiche più frequenti vi è quella che nei settori giovanili non si insegna più la tecnica o che bisogna fare più tecnica.
Questo concetto è inteso come poco tempo dedicato negli allenamenti a tale aspetto. Tralasciando la discussione che potrebbe generare dal chiedersi se la tecnica vada insegnata o fatta apprendere, un dato su cui ormai purtroppo siamo tutti d’accordo è che il numero di ore dedicate allo sport in generale, e al gioco del calcio nello specifico, in Italia, è inferiore a gran parte degli altri paesi del mondo. Da questa constatazione nasce la necessità di dare una risposta qualitativa a quanto si propone a bambini e ragazzi negli allenamenti, che contrasti almeno in parte lo svantaggio in termini di tempo. Infatti sono due i “fronti” sui quali possiamo agire. Il primo, di tipo quantitativo, vede la ricerca di cercare idee e soluzioni che possano permettere di incrementare il numero di ore di gioco dei nostri allievi; il secondo, qualitativo, riguarda la programmazione e l’attuazione delle proposte di allenamento.
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