Perché è utile combinare nelle diverse progressioni l’allenamento fisico e quello legato alle componenti tecnico-tattiche durante la fase iniziale della stagione. Una serie di proposte per chi allena le fasce agonistiche focalizzate sulla fase difensiva.
Partendo dai contenuti dell’articolo apparso sul numero 257 di giugno 2014 (L’allenamento integrale), cercheremo di esprimere “pensieri diversi” sull’argomento caldo di questo mese: la preparazione precampionato. Perciò, parleremo di allenamento integrale per migliorare dal punto di vista condizionale i nostri giocatori e aggiungeremo alcuni consigli metodologici per l’aspetto agonistico. L’obiettivo principale dei contenuti pratici sarà quello legato alla fase difensiva, avendo già mostrato una progressione per il possesso.
La preparazione condizionale
Attraverso l’esperienza e la sperimentazione, i concetti scientifici e didattici sul precampionato hanno subìto un’evoluzione e una trasformazione. Si è abbandonata l’organizzazione a blocchi che prevedeva come fine quello di migliorare una sola capacità condizionale alla volta, che in questo periodo riguardava prevalentemente la resistenza. Questo a favore di una stratificazione dei mezzi per perseguire diverse finalità “fisiche”, comprendenti anche forza e velocità, ma soprattutto includendo quelle tecniche e tattiche. Il periodo preparatorio, inoltre, deve essere caratterizzato da una crescita progressiva del carico di lavoro, cioè serve un aumento graduale della quantità (tempo di durata delle attività) e della qualità (intensità delle attività) dei mezzi d’allenamento.
La preparazione ha, quindi, una maggior specificità relativa al calcio ed è finalizzata sia alle capacità condizionali e coordinative sia alle abilità tecnico-tattiche specifiche. Questi concetti generali ormai condivisi, tuttavia, vengono interpretati in modo diverso. Classicamente si periodizza ancora la preparazione con molte esercitazioni a secco, in modo da controllare e gestire più agevolmente i carichi (esterni e interni). Oggi, attraverso l’utilizzo di tecnologie, ad esempio la telemetria e i cardiofrequenzimetri, è possibile “quantizzare” il lavoro tecnico: ciò permette la giusta programmazione dei carichi esterni e soprattutto di quelli interni, attraverso attività specifiche.
La figura del preparatore assume ancora maggior importanza: deve essere capace di verificare e “pesare” la parte tecnico-tattica ed eventualmente integrarla con proposte a secco, ma in particolar modo modulare e agire su tempi, modi, distanze, spazi e recuperi dei mezzi scelti dal mister. Deve, perciò, progettare la preparazione e in seguito la “settimana”, con il mister e monitorare in progress quanto si svolge. Questo dovrebbe permettere di non perdere tempo, di lavorare su obiettivi diretti e funzionali al calcio, favorire adattamenti specifici e prevenire infortuni, poiché si opera sulla gestualità del calciatore.
Integriamo!
Qualche volta gli allenatori, quando non hanno le idee chiare o sono in crisi di risultati, si affidano al lavoro a secco dei preparatori, invece di collaborare con loro per trovare i giusti criteri per migliorare la condizione dei giocatori e della squadra. Quindi anche il periodo preparatorio dovrebbe essere strutturato su obiettivi tecnico-tattici in modo da rispettare i criteri sopraesposti e integrarli con attività a secco, meglio se individuali e/o per ruolo, dopo un’attenta verifica dei carichi. Un’aggiunta doverosa: l’area medica è parte integrante e fondamentale di tutto questo processo; allo stesso modo, la collaborazione tra questa con quella tecnica e quella motoria è determinante.
A tal proposito, un’idea diversa per le società che possono permetterselo (professionistiche, diciamo) è quella di effettuare, prima del periodo preparatorio vero e proprio, una cosiddetta “settimana della salute”, nella quale eseguire una valutazione funzionale completa dei giocatori (batterie di prove e test psico-fisici, analisi e visite mediche…), porre le basi alimentari e relative allo “stile di vita”, stabilire codici comportamentali, svolgere una seduta al giorno con attività atletiche di ripristino condizionale e ludiche e strutturare percorsi individuali preventivi e su eventuali squilibri, da ripetere durante la stagione.
Scelte in fase difensiva
Dopo questa doverosa introduzione, entriamo nel vivo dell’argomento pratico di questo scritto: il “pensiero tattico difensivo”. Parte dall’idea di ogni allenatore sul calcio che intende proporre. Ancora oggi, in non possesso palla, si vedono giocatori, indipendentemente dal ruolo, dietro la linea della palla che “scappano” invece che “avanzare” per coprire la palla; e altri giocatori che non ripiegano e non corrono indietro quando sono sopra la linea del pallone. Sono due facce della stessa medaglia, che evidenziano come non tutti i giocatori partecipino alla fase difensiva e che si preferisce attendere anziché attaccare anche in tale momento del gioco.
Non si possono più separare i comportamenti dei reparti (difesa, centrocampo e attacco) nell’organizzazione collettiva ed è altrettanto fondamentale trattare i princìpi e gli obiettivi di pressione, pressing, transizione e fuorigioco. Molti allenatori e diverse squadre, oggi, tentano la riconquista immediata della palla, lavorando sulla fase di transizione negativa, che prevede pressione e pressing repentino sul pallone perso in avanti, marcamento degli appoggi e ripiegamento. Tuttavia, nella formazione di un giocatore occorre che siano conosciuti tutti i princìpi che di seguito vedremo. Inoltre, per “accettare” eventuali duelli in parità numerica, i difensori devono conoscere e applicare tutte le forme di 1>1 e marcamento. È logico che si potrebbe e si dovrebbe essere “offensivi” anche in questa fase e che la capacità di scelta rimane sempre una delle finalità ultime dell’allenamento integrale.
I comportamenti dei difensori
Indipendentemente dal sistema utilizzato, lavorando sui princìpi, i giocatori, a livello individuale e collettivo, devono dal punto di vista tecnico-coordinativo-gestuale, comunicativo, situazionale, collaborativo, tattico-strategico risolvere “problemi” relativi:
- alla posizione del corpo;
- alla tecnica d’anticipo;
- alla lettura della situazione;
- all’attacco veloce sull’avversario per non concedere spazio;
- alla pressione;
- alla valutazione delle capacità tecniche e fisiche dell’attaccante;
- all’osservazione della palla senza farsi ingannare dalle finte;
- al posizionamento del corpo “di mezzo”, ruotando rapidamente rispetto alla posizione della palla e inducendo l’avversario sul proprio lato forte;
- all’indirizzamento dell’attaccante all’esterno oppure all’intenzione di “tenerlo girato”;
- all’anticipo sull’attaccante;
- all’attacco della palla al momento giusto e all’aggressione (ad esempio sul controllo);
- all’evitare di farsi puntare scappando dietro;
- al temporeggiamento;
- al contrasto;
- al mantenimento della giusta distanza dall’attaccante e dal compagno (presa di posizione);
- alla copertura dello specchio della porta (difesa della porta);
- alla copertura (dei compagni e occupazione dello spazio);
- al marcamento (internamente, d’anticipo e in ostacolo);
- alla collaborazione con un altro difensore e al coordinamento dei movimenti comunicando tramite parole chiave;
- al cambio di marcatura;
- all’evitare di farsi attaccare nella zona cieca;
- all’anticipazione delle intenzioni degli attaccanti;
- all’intercettamento;
- ai comportamenti su palla scoperta o coperta;
- alla regola del fuorigioco
- all’occupazione e copertura degli spazi;
- ai movimenti coordinati;
- all’equilibrio e alla collaborazione tra i reparti;
- a pressione e pressing organizzati;
- all’attacco degli appoggi del possessore;
- alla chiusura della profondità;
- all’elastico e al fuorigioco;
- alle diagonali di copertura e ai raddoppi
- allo scivolamento e alle scalate;
- al mantenimento della squadra corta e stretta (riduzione di tempo e spazio all’avversario);
- a equilibrio, adattamento e atteggiamento diverso sulle varie altezze del campo.
Sembra un’impresa riuscire a raggiungere tanti obiettivi tecnici, tattici individuali, di reparto e collettivi, considerando anche che l’elenco è solo indicativo e può essere integrato, ma dal punto di vista pratico sul campo diventa tutto più semplice se si conoscono i princìpi e si sanno strutturare progressioni ad hoc, che incrementino il carico cognitivo. Formare e avere “calciatori intelligenti” permette di utilizzare sistemi diversi e adatti alle loro caratteristiche, oltre che preparare qualsiasi tipo di organizzazione e di “uscite” in fase difensiva. L’esempio a corredo dell’articolo chiaramente sarà parziale e comprende aspetti che riguardano maggiormente princìpi generali e in particolare gli obiettivi condizionali. Per chiudere l’argomento consigliamo un sistema 3-4-1-2, per essere ancora più propositivi, attivi, offensivi e aggressivi.